
Anche Statuto è al centro del traffico
Spostarsi in macchina tra piazza della Vittoria e dintorni? Un bel ginepraio. Colpa di alcuni sensi unici irrazionali, che potrebbero essere rivisti. A condurre in un test nel traffico, un residente della zona, Lorenzo Baroni.
"Si formano continue code, verso le 8 la mattina è una coda fissa dalla piazza per tutta via Abba e oltre. Chi arriva dal sottopassaggio della ferrovia e va verso i Viali passa deve passare da via Abba buona parte va verso i viali, così come chi va verso il Ponte Rosso: sono costretti ad andare in via Ruffini e poi in via XX settembre" mostra il residente.
"Chi deve andare al Ponte Rosso avrebbe un'alternativa più semplice se via Cadorna e via Vanini nel tratto centrale fosse inverso, ovvero verso la ferrovia: infatti non si capisce perché il tratto tra via della quello via della Cernaia e via Puccinotti debba essere in senso contrario rispetto al resto di via Vanini. Se lo fanno perché non ci girano i camion, basterebbe mettere il cartello di divieto".
C’è poi un incrocio pericoloso: "Via Puccinotti aveva uno stop all’incrocio con piazza della Vittoria, poi è stato invertito lo stop: tanto non lo sanno e tirano a diritto – continua il tour arrivati in piazza – Inoltre il semaforo di piazza della Vittoria all’incrocio con via Ruffini non serve perché è oltre il 90% delle macchine girano; invece sarebbe importante dove hanno invertito lo stop che molti bucano. Avrebbe inoltre senso un semaforo davanti alla scuola".
Anche andare verso via Bolognese, la più importante direttrice Nord della città, dal trafficato e popoloso rione dello Statuto, comporta un giropesca: "Basterebbe invertissero il senso di via Lanzi perché tanto da largo Cantù c’è già via Melchiorre Gioia che viene verso il sottopasso; inutile avere due strade parallele che vanno nella stessa direzione". Ma occhio pure a muoversi a piedi: "Il cartello ‘zona controllo di vicinato’ in via Abba angolo via Cadorna è una lamiera tagliente all’altezza degli occhi. Ora che va di moda camminare con lo smartphone in mano – conclude Baroni – quanta gente ci ha battuto la testa. Qualcuno potrebbe pensarci".
Carlo Casini