Sì alla Venere, no al 25 aprile Davi non perdona il calembour "Vietato banalizzare con i giovani"

L’opinionista assolve la campagna del ministero: "Crea polemica? Allora ben venga. Capisco però che in Toscana possa non piacere. Ma su morti e guerra non si scherza".

Sì alla Venere, no al 25 aprile  Davi non perdona il calembour  "Vietato banalizzare con i giovani"

Sì alla Venere, no al 25 aprile Davi non perdona il calembour "Vietato banalizzare con i giovani"

di Barbara Berti

"La Venere di Botticelli influencer ci sta, ma il claim ‘shopping e liberazione’ assolutamente no". E’ il pensiero del giornalista, opinionista e sondaggista pubblicitario Klaus Davi in merito alle due campagne pubblicitarie che stanno infiammando la piazza di Firenze, e non solo. La Venere, famosa in tutto il mondo che si può ammirare alle Gallerie degli Uffizi, il dipinto la ‘Nascita di Venere’, è diventata un’influencer – con tanto di canottiera a righe – che va giro per l’Italia tra selfie a piazza San Marco a Venezia, in bici per le vie di Roma e si fa uno scatto con una fetta di pizza sul lago di Como.

Tutto questo per promuovere le bellezze del nostro paese con ‘Open to Meraviglia’, nella campagna pensata e sviluppata dal Gruppo Armando Testa e voluta dal ministro al Turismo Daniela Santanchè. "E’ una trovata provocatoria, magari è il primo tassello di una campagna a cui seguiranno altri step, questo ancora non lo sappiamo – dice Davi –. Ma comunque è un’immagine ironica, non offensiva".

L’opinionista ricorda che "già 40-50 anni fa, Andy Warhol ‘modificava’ i miti del tempo. Ora lo si fa con le opere d’arte ma personalmente non ci trovo niente di strano, d’altronde viviamo in un’epoca dove tutto è modificabile: chi è che fa una foto e poi non la ritocca?". Per il sondaggista pubblicitario la Venere influencer non è blasfema. "Ai puristi può non piacere – dice – ma è comunque un pretesto per parlarne. Crea polemica? Ben venga, se comunque contribuisce a far conoscere ancora di più l’opera d’arte".

"Capisco che in Toscana non possa piacere anche perché quando si parla di turismo Firenze, il Chianti e la Toscana sono brand posizionati molto in alto a livello mondiale" aggiunge Davi che sulla diatriba politica nata dalla Venere influencer dice: "L’iniziativa è del governo di centrodestra, a chi non piace? A quelli del centrosinistra? Tanti comuni sono chiamati al voto, l’anno prossimo ci sono le Europee: sono polemiche da campagna elettorale, fanno parte del gioco".

Il sondaggista pubblicitario, invece, boccia senza appello il claim del centro commerciale I Gigli, ovvero "shopping è liberazione" per ricordare l’apertura della struttura il prossimo 25 aprile. "L’abbinamento delle due parole non è ammissibile – dice – il 25 aprile è una data che ha un profondo valore storico e culturale. E’ la data della Liberazione da anni difficili, non può e non deve essere utilizzata per fini promozionali". Se la pubblicità – in quanto anima del commercio – può essere dissacrante e ironica "il 25 aprile non può essere banalizzato. Quando si parla di persecuzioni, olocausto, milioni di morti bisogna essere seri, non si possono fare slogan" sostiene Davi ricordando che "tanti giovani d’oggi non sanno nemmeno cosa significa realmente la Festa di Liberazione. Motivo in più per non banalizzarla con lo shopping".

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