Scuola. "Noi, prof in trincea di fronte ad alunni arroganti e famiglie assenti"

Cellulari accesi, cazzotti, manicure durante le lezioni. "Si ha timore di far rispettare le norme. Come facciamo qualcosa, ci denunciano. Come possiamo educare questi ragazzi?”

Docenti sempre più stressati

Docenti sempre più stressati

Firenze, 3 novembre 2022 - Ragazzine che si danno lo smalto mentre il docente spiega, studenti che lanciano oggetti durante le interrogazioni. E poi cellulari perennemente accesi, mini-risse a scuola, alunni che sputano ai compagni. Succede davvero di tutto, purtroppo, all’interno degli istituti scolastici. Capita anche che, in preda all’esasperazione, un professore arrivi a dare un pugno nello stomaco ad un alunno che in quel momento lo stava deridendo. È quando successo in un istituto superiore di Pontedera. L’insegnante è stato sospeso. Un bruttissimo episodio che cela una difficoltà da parte del corpo docente, alle prese con “alunni sempre più allergici alle regole”.

“E’ dall’inizio dell’anno scolastico che osserviamo un grande nervosismo sia da parte degli studenti che degli insegnanti - dice Osvaldo Di Cuffa, dirigente dell’Iis Sassetti-Peruzzi -. C’è insofferenza dei ragazzi a stare tante ore in classe ed a riprendere i ritmi della scuola in presenza. E i docenti sono obiettivamente in difficoltà. Ci sarebbe da fare una riflessione collettiva su questo e forse provare a creare una scuola nuova, con più tempo dedicato alla ri-costruzione di relazioni e al dialogo per condividere con gli studenti ansie, esigenze, obiettivi, modalità di apprendimento”. “La mia scuola è in linea di massima tranquilla - prosegue Marco Paterni, che guida l’Itis Leonardo Da Vinci, - ma ciò non toglie che lavorare coi giovani ci metta ogni giorno di fronte a sfide di vario tipo. Non viviamo con l’elmetto in testa, ma è indubbio che il compito dei docenti sia complesso. Di fronte ai casi più eclatanti, usiamo gli strumenti sanzionatori. E comunque ogni situazione è analizzata in termini di collegialità”.

“I ragazzi sono sempre più difficili - sospira una docente delle secondarie di primo grado -. Abbiamo famiglie in situazioni di disagio che non seguono i figli, che così trascorrono i pomeriggi da soli. Alcuni di loro sono aggressivi, addirittura offensivi nei confronti dei compagni. Non stiamo vivendo un momento per nulla facile”.

Non usa mezzi termini una docente di un istituto tecnico. Anche lei preferisce restare anonima. “Già viviamo malissimo…”, sospira. Ma che sta succedendo? “Ho colleghi che hanno paura a fare note ed a sospendere perché la denuncia da parte dei genitori è sempre dietro l’angolo. Si ha timore di far rispettare le norme. Riusciamo ad ottenere qualcosina solo se tocchiamo il portafoglio. Penso alle multe che abbiamo fatto per chi non rispetta il divieto di fumo a scuola. Forse, di fronte alla somma da pagare, il genitore brontola il figliolo….”. Chissà.

“In linea generale - proseguono i docenti che abbiamo interpellato, - le famiglie spalleggiano sempre i figli. È chiaro che i nostri insegnamenti cadano nel vuoto… Gli adulti non hanno più fiducia nelle istituzioni, scuole comprese. Noi siamo visti come quelli che vessano i loro poveri figlioli. Così, noto colleghi che non mettono note per evitare guai…. E’ tutto assurdo, incredibile. Ma non incolpo la pandemia. La situazione è peggiorata a poco a poco, negli anni….”.

Se ai licei la situazione è in generale tranquilla, ai tecnici e professionali gli alunni tendono ad essere “turbolenti”. Ma non sempre. All'Itt Marco Polo non si segnalano "tensioni particolari". Ma in generale la situazione è complicatissima. Nonostante i vari divieti, “i cellulari restano perennemente accesi”. “Prof, mica potevo non rispondere al Whatsapp della mamma?”, si sentono dire i docenti. Ma perché mai la mamma deve messaggiare il figlio in orario scolastico? Un tempo poi si faceva ricorso per la bocciatura. Ora c’è chi racconta di “ricorsi per un voto di Maturità giudicato troppo basso”. “Viviamo in trincea - raccontano i docenti -. Non possiamo sequestrare i cellulari e le famiglie sono sempre più assenti. Come facciamo qualcosa, ci denunciano. Come possiamo educare questi ragazzi?”

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