Follie da shopping. Una notte in fila da Luisa per le Nike / FOTO

C'è chi ha dormito in auto per non perdere il posto. Centinaia di ragazzi in coda per accaparrarsi i pochi esemplari

Maxi coda da Luisa per accaparrarsi le Nike (Foto repertorio NewPressPhoto)

Maxi coda da Luisa per accaparrarsi le Nike (Foto repertorio NewPressPhoto)

Firenze, 15 aprile 2018 - Fanno camp out per una o due notti, ma anche di più. Ragazzini, ragazzi e uomini, dai dieci ai quarant’anni. Qualcuno, fra i più piccoli, ha anche tentato la fuga da casa, ripreso per le orecchie dal babbo. Costretto poi a mettersi in fila col figlio. Così è la vita al tempo del dio consumo. Di cosa parliamo? Il camp out è un fenomeno ormai noto fra i più giovani, che poi trasformano le notti passate all’aperto, in video da postare in internet che diventano virali su Youtube. La traduzione dal marziano, per chi non fa parte della generazione millenials, oppure per chi non ha figli adolescenti colpiti dal morbo, è questa: si campeggia, si dorme in sacco a pelo o in macchina. Obiettivo? Non perdere la cosiddetta priorità acquisita, per avanzare nella graduatoria, appello dopo appello, e accaparrarsi con certezza le sneakers dei desideri. Cioè le scarpe da ginnastica, si sarebbe detto un tempo – quando quelle calzature comode e funzionali erano lontane dal diventare oggetto di culto e, anche, di facile guadagno – che i marchi sportivi e le maison di alta moda fanno uscire in edizione limitata in pochi selezionati negozi d’Italia. Un fenomeno raccontato e documentato anche nel Diario del russo, al secolo Vladislav Kirillov, youtuber russo che vive a Firenze, una vera star del web.

Fenomeno che l’ultima volta, come un’eclissi di luna, si è ripetuto nella notte fra venerdì e sabato davanti alle vetrine di Luisaviaroma: tutti in coda (in verità da martedì scorso), quando è stata stilata la prima graduatoria e sono stati distribuiti i bigliettini numerati, lasciapassare indispensabile per l’acquisto di una delle cinquanta paia del modello Off white X Nike Air Vapormax (250 euro) che Nike ha destinato al negozio fiorentino in esclusiva. La prossima occasione per tentare il colpaccio è online sul sito Lvr Sneakers Club, il club che Luisa riserva ai patiti di sneakers, cui per avere accesso bisogna aver messo da parte almeno 2000 punti, con acquisti precedenti per almeno duemila euro: un prerequisito necessario ma non una garanzia di riuscita del colpaccio. Lì, sul sito, un conto alla rovescia a caratteri cubitali – come se ci approssimassimo alla fine del mondo – mette ansia anche a chi non deve avere il dito più veloce del web per conquistare pezzi di plastica tanto ben assemblati da diventare scarpette (o, meglio, scarpone) più agognate di quella di Cenerentola.

«Dopo una notte così ci dobbiamo almeno guadagnare qualcosa», dice nel videodocumento il russo che saluta tutti, aprendo le trasmissioni, con un «ciao comunisti». Il guadagnare qualcosa fa parte del pacchetto, perché il ragazzone che porta il 44 non si lascerà scappare un bel 39 solo perché gli resterà fuori il calcagno. Le comprerà e poi le venderà all’asta su Stock X dove l’ultima impresa l’ha fatta chi ha comprato per 5.000 dollari un paio di Jordan 4 Retro Eminem Carhartt, rivendendole a 23.000, l’equivalente di circa 19mila euro. Eh no. Gli affari sono affari. E per questo, qui, in fila da Luisa, insieme ai ragazzini e ai collezionisti (chiamati in gergo sneakerheadnon che possiedono anche 3.000 paia di sneakers), ci sono i rivenditori di mestiere. Che girano l’Italia e poi, se non bandiscono un’asta, si organizzano con una lotteria su Instagram: vendono cento bigliettini da 10 euro, incassano mille euro e poi estraggono a sorte il vincitore delle scarpe pagate 250. Un’idea, no?

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