Sabotaggio all’Alta Velocità. Fu la risposta allo sgombero

Nuovo arresto per l’anarchico Recati, 28 anni, già sotto processo per altri sei attentati sull’Appennino. Riconosciuta l’aggravante della finalità di terrorismo: la svolta nell’indagine grazie al racconto di un testimone.

Sabotaggio all’Alta Velocità. Fu la risposta allo sgombero

Sabotaggio all’Alta Velocità. Fu la risposta allo sgombero

di Pietro Mecarozzi

Era riuscito a coprire le sue tracce, rendendosi invisibile all’analisi di celle e tabulati telefonici. O almeno così pensava. È stato infatti arrestato ieri mattina – dopo un intenso lavoro di indagine della Digos, coordinata dalla Dda fiorentina – il sospettato dell’attacco alla linea ferroviaria dell’Alta Velocità sulla tratta Firenze Bologna, avvenuto l’8 agosto 2023. Si tratta di Antonio Recati, 28 anni, al quale vengono contestati i reati di attentato alla sicurezza dei trasporti e rimozione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro. Il giudice delle indagini preliminari, su richiesta del procuratore aggiunto Luca Tescaroli, ha riconosciuto l’aggravante della finalità di terrorismo, anche considerando i trascorsi del giovane residente a Prato, ma molto vicino a realtà anarco-antagoniste fiorentine. Per lui c’è anche il "divieto assoluto di comunicare con persone diverse da quelle con lui abitanti – spiega la procura in una nota – e l’applicazione di braccialetto elettronico".

Un’indagine vecchio stile, che ha fatto perno sull’esame dei tabulati telefonici e l’aggancio della posizione attraverso lo smartphone, ma che ha avuto una svolta negli ultimi mesi grazie a un testimone chiave che avrebbe visto Recati aggirasi proprio nel punto da dove è scattato l’allarme. Chi ha accompagnato il ragazzo? Come è arrivato sul luogo? Aveva dei complici? Secondo le prime ricostruzioni, ci sarebbe almeno un’altra persona, che avrebbe guidato la macchina (perquisita dagli agenti) usata per raggiungere la piazzola vicino ai binari dell’alta velocità.

Tutto parte lo scorso agosto: a lanciare l’allarme fu un macchinista, che segnalò di aver visto alcune persone lungo la linea ferroviaria. Poco dopo partì anche una chiamata da una colonnina Sos della galleria per annunciare una bomba, che tuttavia non fu mai trovata. Il falso allarme bomba bloccò la linea ferroviaria ad alta velocità dalle 19 fino alle 23 per consentire l’intervento della polfer e della polizia scientifica tra le località di Idice e San Pellegrino.

Il 14 agosto arriva la rivendicazione: sul sito web di area anarchica ‘Il rovescio’ viene pubblicato un testo non firmato che spiega il perché del blitz.

Che ieri, in una nota, ha ribadito anche il procuratore capo di Firenze, Filippo Spiezia: "L’arrestato, con tale gesto e con la sua rivendicazione, intese rispondere a due accadimenti - si legge - quelli di Carrara, riguardanti l’esecuzione di una misura cautelare emessa nei confronti di nove militanti anarchici, tratti in arresto in indagini di altra autorità giudiziaria, e quelli di Firenze concernenti lo sgombero effettuato lo stesso 8 agosto 2023 in via Ponte di Mezzo 32".

Nella nota, viene anche riportato nel dettaglio come avrebbe agito Recati, danneggiando "un quadro elettrico, un piezometro e un modem per la trasmissione dei dati: strumenti che servivano per il monitoraggio dell’infrastruttura e la sua sicurezza". Il presunto responsabile, prima di agire, si era assicurato di strappare i cavi di due telecamere di videosorveglianza che monitorano il piazzale dove è posizionata la cabina con la strumentazione elettronica, presa di mira quella notte.

Recati – difeso dagli avvocati Michele Passione e Letizia Bertolucci – è anche sotto processo per altri sei attentati contro la sicurezza del trasporto ferroviario sempre sulla linea alta velocità che collega Firenze a Bologna, avvenuti a San Piero a Sieve e a Firenzuola, dal 28 agosto 2022 sino al 28 dicembre 2022. In conseguenza degli attentati sono stati stimati danni per decine di migliaia di euro alle strutture ferroviarie. Il prossimo 14 marzo dovrebbe arrivare la sentenza.