Rivoluzione pronto soccorso, fra i dubbi I medici sono perplessi: servono assunzioni

Non convince l’idea dell’Asl di far lavorare nei dipartimenti di emergenza urgenza anche i dottori presi da altri reparti

di Lisa Ciardi

La rivoluzione toscana dei pronto soccorso non convince i medici. Che chiedono misure più radicali e soprattutto assunzioni. L’idea prospettata dalla Regione è infatti quella di far lavorare nei Dea anche i medici Usca, gli internisti e i geriatri ospedalieri per cercare di arginare la crescente difficoltà a rispondere alle necessità dei cittadini. I casi meno gravi dovrebbero dunque essere gestiti dagli internisti, al momento del triage, preferibilmente in locali esterni al pronto soccorso. Nella turnazione saranno coinvolte tutte le componenti mediche 24 ore su 24 sui sette giorni, festivi compresi e sarà incentivato l’utilizzo di medici specializzandi con una rotazione programmata.

"Pur apprezzando il ricorso all’adesione volontaria da parte degli specialisti e l’utilizzo delle Usca – commenta Flavio Civitelli, segretario Anaao Toscana - non possiamo non ricordare che dove gli organici sono allo stremo si dovranno anche razionalizzare i servizi, piuttosto che offrirli in forma inadeguata. Come medici siamo pronti a fare la nostra parte, ma la politica deve avere coraggio e una visione di sistema. Servono risorse economiche, più posti letto e una profonda riforma nella gestione territoriale dell’emergenza. Il nodo centrale è potenziare gli organici, liberando gli specializzandi dalle cliniche universitarie e permettendo loro di imparare sul campo".

"Siamo molto perplessi – prosegue Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei Medici di Firenze -. Possiamo capire questi provvedimenti solo se sono provvisori. Non basta riempire posti vuoti: vanno abbinate le giuste competenze ai giusti ruoli. La strada maestra resta l’assunzione di specializzandi del terzo e quarto anno, permettendo loro di finire l’iter di studio a lavoro, dato che sono medici e non studenti. In molti Paesi la formazione è affidata agli ospedali non all’università".

"Oggi oltre il 30% dei pazienti che va al pronto soccorso lo fa per affrontare il fine vita – dichiara Massimo Martelloni consigliere dell’Ordine – e potrebbe essere accolto in strutture territoriali mirate". Per chiedere un approccio diverso, l’Ordine sta lavorando a un manifesto e ad alcuni incontri, mentre dagli ospedali continuano ad arrivare segnali allarmanti: dai pazienti in attesa ai Dea più di 72 ore alle 40 persone segnalate ieri a Ponte a Niccheri. "I medici hanno ragione – replica il presidente della Regione, Eugenio Giani - bisogna assumere, ma come ogni presidente ho davanti un bilancio. Se lo tengo in pari posso continuare in una politica sanitaria che è vincente. Se chiudo in negativo scatta il commissariamento con le conseguenze del caso e il massimo delle imposte regionali. Sui pronto soccorso esiste un problema nazionale a causa delle spese Covid per le quali non siamo stati rimborsati. La Toscana è fra le Regioni che stanno reggendo meglio all’urto".

Lisa Ciardi

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro