REDAZIONE FIRENZE

"Ricco di gratitudine". L’ora della commozione

Riconoscenza e affetto per i suoi preti e al suo successore don Gherardo

"Ricco di gratitudine". L’ora della commozione

La musica della messa dell’Incoronazione di Mozart per accompagnare una liturgia di saluto. Può suonare paradossale, ma non è così. Anzi, canto e melodia non solo fanno pregare meglio, ma lasciano spazio ai sentimenti. Emersi in pieno sia nelle parole a inizio messa del vicario generale, monsignor Giancarlo Corti, che nei saluti conclusivi, con l’invito di riversare l’affetto ricevuto "su don Gherardo, che il Papa ha chiamato a succedermi come vostro pastore nei prossimi anni". Senza dimenticare le autorità presenti, dal governatore Eugenio Giani all’assessore Giuliani in rappresentanza del sindaco uscente Nardella: "Sono doverosamente e profondamente grato per quanti nella nostra città, negli altri comuni del territorio, e nella Toscana ricoprono ruoli di responsabilità nella cosa pubblica: in tutti loro, in questi anni, ho potuto trovare sempre accoglienza per collaborare nella promozione del bene comune".

Non meno profonda la riconoscenza "verso i Papi che hanno riposto fiducia in me e hanno orientato la mia vita: san Paolo VI, al cui magistero ha attinto il mio sacerdozio giovanile e che Firenze ama profondamente per il gesto di vicinanza che fu la sua Messa nella notte di Natale del 1966; san Giovanni Paolo II, che ho avuto la gioia di servire in varie circostanze, in particolare nella GMG del 2000, e che mi ha chiamato al servizio dei vescovi nella Cei nominandomi vescovo; Benedetto XVI a cui sono grato per la fiducia che mi ha mostrato affidandomi l’arcidiocesi di Firenze e creandomi cardinale; Francesco, che ha mostrato la sua attenzione a Firenze e alla sua storia in questa cattedrale nonché a Barbiana, nel percorso di riconoscimento dell’ecclesialità dell’azione di don Lorenzo Milani".

Un caldo abbraccio ai ’suoi’ preti, ai fratelli vescovi della Toscana, così come al patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, e alle comunità religiose ebraica e islamica: "Il mio cuore è colmo di gratitudine per ciascuno. Vorrei e dovrei chiamarvi ciascuno per nome, ma permettete che lo faccia, in rappresentanza di tutti, per due sacerdoti del nostro presbiterio: il cardinale Ernest Simoni, canonico di questa cattedrale, martire invitto della fede e apostolo della lotta vittoriosa contro il Maligno che affligge la vita della gente; don Damiano Danti, cappellano di questa cattedrale, testimone dell’affidamento gioioso al Signore nella dura sofferenza della malattia". Infine la nota di commozione più forte nel saluto alla famiglia "che mi ha accompagnato con discrezione, affetto e concretezza".

Duccio Moschella