ILARIA ULIVELLI
Cronaca

Positivi e scomparsi, uno su dieci è fantasma. Omertà al tracciamento: "Sempre stato solo"

Su 4.183 nuovi casi 410 sfuggono ai controlli: numeri di telefono e codici fiscali fasulli. Ma così rischiamo di far dilagare il contagio

Le difficoltà nel tracciamento sono frutto anche di un clima diffuso di omertà

Le difficoltà nel tracciamento sono frutto anche di un clima diffuso di omertà

Firenze, 1 settembre 2021 - E poi, in questa pandemia, e sempre più numerosi da qualche tempo a questa parte, ci sono i positivi desaparecidos. Gli scomparsi, quelli che nessuno sa chi siano, se rispettano l’isolamento (probabilmente no) o se hanno sintomi. Tra i 4.183 nuovi positivi registrati la scorsa settimana, ci sono 401 fantasmi: il 9,6%. Praticamente un positivo su dieci sfugge al sistema di controllo. La media delle ultime settimane è più o meno sempre costante su queste cifre.

Come ce li perdiamo per strada? Dei 401, ne sono stati smarriti 285 al follow up, ovvero non sono reperibili perché hanno comunicato un numero di telefono inventato o sbagliato oppure non rispondono alle chiamate del contact tracing; 65 sono ’non riconciliati’, ossia cittadini che, al momento dell’accettazione del tampone, hanno comunicato o presentato un codice fiscale non censito dalle anagrafi sanitarie: presumibilmente fasullo; 51 non sono stati tracciati sul momento dalle centrali: le pratiche risultano aperte ma i positivi non sono stati contattati ma recuperabili nei giorni successivi.

Un bel problema, non l’unico per il tracciamento che resta uno dei pilastri per contenere la diffusione del contagio nel sistema delle "3 T" con tamponi e trattamento e, ovviamente, insieme – soprattutto – alla vaccinazione.

Infatti, oltre ai fantasmi positivi ci sono i contatti stretti dei positivi che si stanno via via riducendo sino a numeri ridicoli. O siamo un popolo di lupi solitari, ma guardandosi intorno nelle spiagge affollate e nei locali pieni pare tutt’altro, oppure chi è positivo al virus e viene chiamato dagli addetti al contact tracing racconta un mucchio di frottole.

Sempre dati alla mano, risulta ogni giorno che ciascun positivo, in Toscana, ha avuto nella settimana precedente alla sua diagnosi di positività, o alla comparsa dei sintomi, una media che oscilla tra 1,2 e 1,4 contatti stretti.

Ma all’interno di questa media, c’è un elevatissimo numero di persone che dichiara di aver avuto zero contatti, di vivere solo, di essere stato in vacanza da solo, di aver sempre rispettato le distanze interpersonali di sicurezza e di essere stato sempre protetto dalla mascherina quando ha incontrato persone a distanza ravvicinata per più di un quarto d’ora.

Se fosse la verità andrebbe tutto bene. Ma molte storie che raccontano sono poco verosimili, come quella di una diciottene risultata positiva al rientro da Creta, dove, stando alle sue parole, era stata in vacanza da sola e non aveva frequentato nessuno. Vabbè.

I fiorentini sono tra i più restii a segnalare contatti: in media non si va oltre agli 0,7 dichiarati. Troppo pochi per essere vero. D’altra parte era già successo con la terza ondata che subentrasse l’insofferenza alla pandemia e che le persone risultate positive al virus cominciassero ad essere recalcitranti alle domande dei tracciatori. La reticenza era diventata un problema, ma allora il numero dei contatti era comunque superiore. Ora, nella quarta ondata, l’insofferenza ha superato il livello di guardia. Le persone dicono di non ricordare, di essersi protette, si abitare da sole. Se nelle prime ondate della pandemia c’era un fortte senso civico e comunitario che spingeva le persone positive a dichiarare tutti i contatti avuti per proteggerli dalle conseguenze peggiori e per scongiurare che, se fossero state contagiate, se ne andassero in giro a spargere il virus, adesso la protezione avviene in maniera opposta, si pensa di far bene a tacere, a non costringere amici, parenti o conoscenti alla reclusione. Con un pensiero condiviso e ormai comune che difficilmente avranno più rogne che restare in estate chiusi in casa. Certo che con questa mentalità si va poco avanti.