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Pelletteria, caccia agli operai dalle mani d’oro

Il settore è in crescita ma le aziende non trovano artigiani qualificati. E tra i talent scout delle griffe scatta la corsa per accaparrarsi i migliori

Pelletteria, caccia agli operai dalle mani d’oro

La caccia al lavoratore è aperta. Perché lavoro ce n’è ma con la carenza di addetti, i grandi marchi si spingono fin davanti ai cancelli delle imprese medie e piccole per assumere i pellettieri. La locomotiva del lusso tirerà l’economia di Scandicci anche quest’anno, pur se gli operatori guardano con una certa cautela ai prossimi mesi. La persistente carenza di manodopera, e la necessità di una formazione adeguata, preoccupano e non poco.

"Dal punto di vista dei risultati – informa Valentina Venturini, titolare di una media impresa con 90 dipendenti – lo scorso anno è stato positivo, le attese sono di una crescita ulteriore anche in questo 2023. Su carenza di manodopera e formazione professionale, però, abbiamo delle difficoltà. Intanto per una ricerca serrata che arriva fin davanti ai cancelli delle aziende, anche da parte dei talent scout delle griffe internazionali. E’ una specie di ‘calcio mercato’, soprattutto nei confronti di chi ha già esperienza nel settore. Sul versante della formazione, con un’altra azienda e una delle agenzie di lavoro con la quale collaboriamo, abbiamo predisposto dei corsi interni per preparare al meglio i lavoratori alla produzione".

E’ chiaro che in un contesto del genere, vadano in sofferenza soprattutto i produttori più piccoli. Anche a fronte di buone prospettive economiche. "Per il 2023 – replica Marco Pandolfi, titolare di un laboratorio che si occupa di produzioni di nicchia – abbiamo ottime aspettative di crescita, lavoriamo con un brand che ci permette di sviluppare portafogli direttamente dal prototipo, per poi andare in produzione in base alle vendite. Siamo consapevoli – insiste Pandolfi – che questa modalità artigianale di produrre si trova in difficoltà di fronte a processi che sono sempre più industriali. Per questo la formazione è un tasto su cui è assolutamente obbligatorio battere".

Giordano Parrini ha un’impresa pellettiera da dieci dipendenti: "L’aspettativa è la continuità del lavoro, chi lavora in conto terzi è dipendente totalmente dalle griffe, in questo momento c’è un po’ di calo, e diventa complicato gestire i dipendenti, soprattutto i rinnovi. Certo, chiaramente sono i più piccoli a soffrire".

Secondo la Cna (Confederazione nazionale artigianato) , lo scenario della pelleteria è comunque in chiaroscuro. In tutto nell’area scandiccese ci sono 399 imprese che rappresentano più del 10% dell’intero comparto della Città Metropolitana di Firenze. Le previsioni di fatturato per i prossimi sei mesi volgono al rialzo per il 39% degli intervistati, differente invece la situazione dell’occupazione: il 61% dei pellettieri non ha intenzione di assumere, soprattutto a causa delle incertezze della congiuntura.

"Per i contoterzisti – precisa il presidente di Cna Scandicci, Simone Balducci – è importante raggiungere la giusta entità di remunerazione da parte dei committenti. Un prezzo che oltre alla copertura dei costi diretti e indiretti, consenta la copertura degli extra costi derivanti da specifiche situazioni di mercato e un utile obiettivo necessario. Una ricerca della Cna Toscana indica tale prezzo – conclude il presidente Balducci , denominato prezzo minuto, in circa 60 centesimi che ritengo corretto, rimanendo da valutare fasi specifiche necessarie al nuovo tipo di produzione, come la logistica".

Fabrizio Morviducci