Parla il fratello: "Kiò tutto casa e lavoro. Può essere stato un furto finito male"

"Un uomo buono, tutti gli volevano bene e nessuno ce l’aveva con lui". Smarriti anche gli altri ambulanti del mercato: vicino al suo banco. hanno deposto fiori con i colori dell’Italia e il viola della Fiorentina.

Parla il fratello: "Kiò tutto casa e lavoro. Può essere stato un furto finito male"

Parla il fratello: "Kiò tutto casa e lavoro. Può essere stato un furto finito male"

di Rossella Conte

FIRENZE

E’ arrivato nel 1976 a Firenze, Kiomars Safaie, il 72enne iraniano trovato senza vita nella sua abitazione.

Kiò, così lo chiamavano gli amici e i familiari, era partito dall’Iran, per la precisione da Lahijan, per studiare Belle Arti. In quegli anni, davano degli incentivi alle famiglie che mandavano i figli all’estero e così, sia lui che i suoi tre fratelli, sono arrivati in Italia. Terminato il suo percorso di studi, Kiomars ha iniziato a lavorare al Mercato del Porcellino come commesso per poi comprare un banco tutto suo che era diventato un po’ la sua seconda famiglia o meglio la sua vita. "Era tutto casa e lavoro. Quanto successo è inspiegabile, siamo straziati dal dolore", racconta Nushi Safaie Kianoush, il fratello che ha studiato giornalismo a Urbino e che nel 1995 ha aperto il Viola Club Il Porcellino di cui Kiomars faceva parte.

"La Fiorentina era la sua grande passione, non perdeva nemmeno una partita", aggiunge il fratello della vittima che proprio non riesce a spiegarsi quanto accaduto. "Un uomo molto solitario, per bene. Nessuno potrebbe avercela con lui, nessuno", ripete.

L’unica ipotesi per Nushi potrebbe essere una rapina in casa finita male. "Perché tutti gli volevano bene, i colleghi, gli amici". Chi passava da piazza del Mercato Nuovo non poteva non fermarsi davanti alla sua postazione. Vendeva souvenir artigianali e la sua vetrina era impeccabile: piatti in ceramica, maschere o calamite erano disposte con una minuziosa attenzione al dettaglio. Era un grande lavoratore, con il freddo o il caldo torrido, lui era lì "col sorriso pronto e i suoi modi gentili e non ha mai chiuso il suo banco", racconta Simone Lapis, un collega del Mercato del Porcellino.

Ieri al posto della sua postazione c’erano dei mazzi di fiori lasciati dai colleghi che con lui condividevano lo spazio esterno alla Loggia. Rose bianche e rosse che, insieme al verde dello stelo e delle foglie, sono i colori della nazione che lo ha accolto e un fiore viola per ricordare la sua grande passione: la Fiorentina, la sua squadra del cuore. "Da poco l’ho incontrato allo stadio, era in Maratona. Non ne perdeva davvero una", prosegue Lapis. Che aggiunge: "Siamo veramente straziati, Kiò era un uomo dal cuore grande. Davvero è inspiegabile che qualcuno possa avergli fatto del male". Lapis poi torna indietro di pochi giorni, a quando il suo collega era ancora vivo. "A colazione o dopo pranzo lo vedevamo sempre passare con i suoi fratelli per prendere il caffè e quando arrivava la mattina salutava tutti. Apriva il suo banco e ci dava il buongiorno".

Ma Kiomars era anche un ambulante molto attivo: "Era molto generoso e se c’era da fare una colletta per sostenere alcune onlus o raccogliere i fondi da devolvere a persone in difficoltà non faceva mai mancare il suo appoggio e, a volte, ha anche partecipato alle cene annuali che facciamo a margine dello storico Premio che organizziamo". Lapis, come il resto dei suoi colleghi, è straziato: "Era un uomo buono, semplicemente un uomo buono. Non trovo modi migliori per definirlo".