L’ultimo saluto di Nicco prima di chiudere gli occhi. «Mamma, muoio. Ma sono pronto»

La tragedia di piazza Brunelleschi: folla al rosario per il giovane morto dopo la caduta dalla carrozzina

Nel luogo dell'incidente che è costato la vita a Niccolò Bizzarri

Nel luogo dell'incidente che è costato la vita a Niccolò Bizzarri

Firenze, 17 gennaio 2020 - «Babbo, sono caduto per terra. Vieni a prendermi». Alle 13,40 di lunedì Niccolò, scombussolato e con la guancia sanguinante dopo che quella buca infame lo aveva buttato giù dalla carrozzina in piazza Brunelleschi, telefonava a casa per dire che c’era stato un impiccio. Senza voler impaurire nessuno, restando lucido e sereno, perfino cercando di sorridere agli studenti che lo stavano assistendo. Una brutta caduta, un bello spavento.

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Nulla più, forse pensava. Ma quando la sera il suo cuore è impazzito, quando Niccolò ha capito che la sua vita sarebbe finita in un pugno di minuti ha tirato fuori dal suo animo forgiato nel coraggio e nella fede la stessa incredibile serenità del mattino. «Mamma, sento che sto andando di là. Ma non vi preoccupate, io sono pronto» ha sussurrato. 

A un passo dall’ultimo respiro la lezione di vita grandiosa di un ragazzo di appena 21 anni, tormentato dalla micidiale distrofia di Duchenne – che ormai gli impediva molti semplici movimenti di braccia e gambe – eppure sempre forte, solido, studioso, allegro come lo ricordano oggi gli amici. C’era una folla impressionante ieri pomeriggio alla chiesa di San Salvi per il rosario recitato da don Pierfrancesco Amati (il parroco ha ricordato che anche oggi, alle 19, ci sarà un rosario a San Salvi per avvicinarsi al funerale del ragazzo che si terrà domani, sabato 18 gennaio, alle 14,30 alla Santissima Annunziata). 

Gente di ogni età che si è stretta in un abbraccio forte e composto ai genitori di Niccolò, raccolti in un dolore inimmaginabile. Tanti ragazzi con gli occhi lucidi. «Era un grande Nicco». Un germoglio d’uomo con una forza d’animo pazzesca, uno sguardo curioso e vivo sul mondo, la voglia di studiare e di ignorare quella malattia bastarda che lo teneva inchiodato su una carrozzina.  Sapeva bene Niccolò che la sua vita non sarebbe mai stata come quella degli altri, sapeva che il suo sentiero sarebbe stato necessariamente più breve. Ma tempo fa disse una frase rimasta cucita nel cuore degli amici che l’hanno ascoltata. «Con l’aiuto del buon Dio cerco di farmi trovare pronto. Non so ancora con chi e dove andrò ma Lui lo sa, e questo mi rende paziente». E la saggezza di questo ragazzo l’aveva già raccontata bene, in un post dolce e denso di emozioni, Francesco Grazzini, figlio di Graziano, il politico di Forza Italia scomparso nel 2006: «Che fortuna esserti stato amico. Qualche volta, è vero, la sedia te l’ho spinta io, ma ti garantisco che eri te quello che mi trascinava sempre».  Addio Nicolò, o meglio «ciao Nicco», come dicevano ieri i tuoi amici di sempre. La tua lezione resterà.

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