Nadia e Caterina Il senso che non c’è

Sandro

Rogari

Forse sarebbero state fortunate o forse no. Ma con tanta vita ancora davanti per gioire, vedere i propri figli crescere, creare, condividere umanità. Vita per imparare dagli errori fatti; vita per ricredersi e perdere le illusioni; ma anche vita per rigenerarsi di nuovo, tornare a credere negli altri e in se stesse. A Nadia e Caterina era stato donato tutto questo; è il dono dei mille nostri genitori. Questo è l’amore diffuso, condiviso, che ci unisce tutti. Non lo vediamo, ma ci siamo immersi e alimenta di giorno in giorno la ragione della nostra esistenza. Noi tutti siamo le foglie e i rami infiniti di quell’ulivo contorto

e potente che oggi sta a memento, sotto la torre dei Pulci. Nadia e Caterina erano due foglie tenerissime. Quest’ultima appena spuntata, nell’età in cui si vive per il latte dalla mamma che perpetua con amore l’atto della gestazione e del parto. La loro ragione di vita era, è la nostra. Ognuno chiamato a fare la propria parte, grandi e piccoli, ma con una ragione in più per questi ultimi. Perché essi sono il segno dell’amore che si rinnova e con esso la vita. Erano parte di tutti noi: di noi che allora, già adulti, condividevamo con loro l’infinito albero della vita e di noi che siamo venuti dopo, per l’amore che si perpetua.

Le due foglie verdi di Nadia e di Caterina sono cadute improvvisamente per un boato, nella notte fonda di trent’anni fa. Ci siamo chinati a raccoglierle, ma ormai erano

volate in alto. Allora tutti ci siamo domandati il perché di quel boato e chi l’ha provocato. E torniamo a chiedercelo oggi, dopo trent’anni, un tempo infinito, senza risposta. Perché non troviamo un senso che non sia la visione sgomenta del male

totale che permane. Allora cerchiamo ancora quelle foglie, Nadia e Caterina. E siamo noi a chiedere loro aiuto.

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