STEFANO BROGIONI
Cronaca

Multe annullate, è polemica Renzi: "Sarebbe da dimissioni di assessore e comandante"

Al processo Open il senatore attacca il Palazzo: "Sarebbe gravissimo". E poi l’affondo sulla procura .

Multe annullate, è polemica  Renzi: "Sarebbe da dimissioni  di assessore e comandante"
Multe annullate, è polemica Renzi: "Sarebbe da dimissioni di assessore e comandante"

di Stefano Brogioni

Prima che la grandine s’abbattese su Firenze, ieri mattina, fulmini e saette li aveva fatti partire Matteo Renzi.

L’attacco è sulle multe (tema su cui non si era risparmiato affondi verso la giunta Nardella) e il pretesto è la battaglia del consigliere di Fratelli d’Italia Alessandro Draghi, incatenatosi per aver lumi su multe annullate a un’auto intestata a un familiare di un amministratore di Palazzo Vecchio: "Non voglio credere che un politico abbia tolto le multe a un parente. Se ciò fosse avvenuto senza un motivo giuridicamente plausibile, sarebbe un atto di gravità incredibile" che "richiede le dimissioni dell’assessore e del comandante della polizia municipale. Immagino, ove fosse vero quanto detto dal consigliere Draghi, che ci sarà un’indagine della Procura per una cosa del genere, se ha tempo tra un’indagine su Open e l’altra".

Già. Perché Renzi è al palagiustizia di Novoli: è il giorno di una delle tante udienze della preliminare di Open. E come sempre lui, il leader di Italia Viva, nonostante non sia l’unico imputato ’vip’ del procedimento (rischiano il giudizio anche Maria Elena Boschi, Luca Lotti, l’avvocato Alberto Bianchi, l’imprenditore e amico dell’ex sindaco Marco Carrai, e altri), è l’unico che compare dinanzi al gup Sara Farini.

Dal punto di vista giudiziario, la notizia arriva un’oretta abbondante dopo il suo ingresso in aula, cioè alla fine. Ed è quella che il giudice ha respinto l’istanza di ri-sequestro dei dispositivi di Carrai, già oggetto della famosa Cassazione che, secondo i difensori, rappresenta la pietra tombale sulle accuse alla Fondazione che finanziava la Leopolda e più in generale la scalata renziana fino a Palazzo Chigi e alla segreteria Pd.

"Un altro pezzo di inchiesta viene espulso dal processo", sentenzia Renzi, pronto a correre via per un impegno a pranzo. "Familiare", precisa.

Si chiude dunque a tavola la giornata iniziata con una sfoglia alla crema della pasticceria ’Gaetano’, a un tiro di schioppo dalle aule dove ancora per molto si parlerà di Open.

Si torna infatti in aula il 22 settembre e nel mezzo c’è la Consulta (7 giugno) che deve dire se i pm di Firenze hanno violato o meno le guarentigie parlamentare del senatore imputato.

Intanto, fa notare Renzi appena – alle 10.30 in punto – si palesa (accompagnato dall’amico Bonifazi) davanti a telecamere taccuini, nonostante la richiesta di archiviazione della procura di Genova (a cui sono state affidate, per competenza, le varie denunce presentate da Renzi verso i pm che lo vogliono processare), il gip ligure stavolta non ha archiviato ma ordinato ulteriori approfondimenti su quanto sostenuto dai legali di Carrai. "E’ il segno che qualcosa si muove – dice Renzi –. Ormai sono cinque anni che siamo dietro a questa vicenda, torno ogni volta da bravo cittadino a difendermi nel merito ma dopo cinque anni posso dire che siamo alla fine. Entro breve ci sarà come minimo la prescrizione. Quello che io dico è che io uscirò da questo processo, come è ovvio, con la fedina pulita, cosa che vi dico da cinque anni. Non sono sicuro che la stessa cosa avverrà per il pm Luca Turco. Staremo a vedere. Noi siamo innocenti, il pm non lo so. Questa inchiesta è stata disintegrata dalla Cassazione, in un paese normale qualcuno dovrebbe scusarsi invece si va avanti".

Renzi ha espresso anche "solidarietà a Damone", l’ex dg di Careggi che è stato licenziato dalla Regione dopo aver ricevuto una misura interdittiva che giovedì è stata annullata definitivamente dalla Cassazione. "Forse qualcosina in questo palazzo dovrebbe iniziare a cambiare".