Morti gli ultimi 2 ergastolani nazisti condannati in Italia. Mai un giorno in carcere

Condannati all'ergastolo non hanno scontato un giorno di prigione. Ora si scopre che sono morti, uno nel 2018, l'ultimo lo scorso dicembre

Wilhelm Karl  Stark e Alfred Stork (al centro): morti gli ultimi due nazisti condannati

Wilhelm Karl Stark e Alfred Stork (al centro): morti gli ultimi due nazisti condannati

Firenze, 28 febbraio 2021 - Gli ultimi due militari di guerra tedeschi superstiti, condannati definitivamente all'ergastolo per l'uccisione indiscriminata di militari e civili italiani tra l'altro responsabili di stragi sull'Appennino tosco-emiliano, sono morti: si tratta, come conferma il procuratore generale militare Marco De Paolis, del centenario Karl Wilhelm Stark, accusato di vari eccidi commessi nel 1944 in varie località dell'Appennino tosco-emiliano e di Alfred Stork (97 anni), ritenuto responsabile di una delle stragi avvenute sull'isola di Cefalonia nel settembre 1943 nei confronti dei militari della Divisione Acqui. Nessuno dei due ha mai fatto un giorno di carcere o di detenzione domiciliare.

Sono stati 60 gli ergastoli inflitti dalla magistratura militare italiana dopo la scoperta, nel '94, del cosiddetto Armadio della vergogna, dove centinaia di fascicoli di stragi nazi-fasciste erano stati occultati nel 1960. Ma di fatto nessuno è stato eseguito, perché le richieste di estradizione o di esecuzione della pena nei Paesi dei condannati sono sempre cadute nel vuoto. Gli unici a espiare le condanne inflitte in questa stagione processuale sono stati l'ex capitano delle SS Erich Priebke, faticosamente condannato all'ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine, e il caporale Misha Seifert, il 'boia di Bolzano', estradato dal Canada e morto durante la detenzione a Santa Maria Capua Vetere.

Ora arriva la notizia della morte degli altrri due, una morte che però risale al passato. Infatti l'ex sergente Karl Wilhelm Stark, inquadrato nella Divisione Corazzata 'Hermann Goering' della Wehrmacht, è morto il 14 dicembre 2020. Era stato condannato all'ergastolo per alcuni degli eccidi compiuti sull'appennino tosco-emiliano nella primavera del '44, in particolare quelli di Civago e Cervarolo, nel reggiano, due borghi dove il 20 marzo furono trucidate complessivamente circa 30 persone tra cui il parroco, e quello di Vallucciole, nell'Aretino, una frazione di Stia, dove oltre 100 tra uomini, donne e bambini vennero uccisi per rappresaglia. Nel 2018 una troupe del Tg1 lo scovò nella sua abitazione in un sobborgo di Monaco: l'anziano, scambiando qualche battuta sull'uscio, disse che non poteva pentirsi di «una cosa mai fatta» e che il processo era stato «una farsa».

Di Alfred Stork - la cui esecuzione penale risultava ancora pendente nel 2020, al pari di quella per Stark - si è saputo che è morto il 28 ottobre 2018. L'ex caporale dei Cacciatori di montagna (Gebirsgjager), era stato condannato per l'uccisione di «almeno 117 ufficiali italiani» sull'isola di Cefalonia, nel settembre 1943. Stork aveva confessato in passato agli inquirenti tedeschi di aver fatto parte di uno dei plotoni di esecuzione attivi alla 'Casetta rossa', dove venne trucidato l'intero Stato maggiore della divisione Acqui. «Ci hanno detto che dovevamo uccidere degli italiani, considerati traditori», affermò all'intervistatore Rai. Una testimonianza, ricca di particolari agghiaccianti, che però Stork si rifiuterà di ripetere ai magistrati italiani. Le fucilazioni andarono avanti dall'alba al tramonto: «I corpi sono stati ammassati in un enorme mucchio uno sopra l'altro... prima li abbiamo perquisiti togliendo gli orologi, nelle tasche abbiamo trovato delle fotografie di donne e bambini, bei bambini». Stork ha sempre ignorato il processo italiano e non ha nemmeno impugnato la sentenza di primo grado: la condanna all'ergastolo è diventata così definitiva.

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