Morte di Astori: "Il medico sbagliò diagnosi, Davide si poteva salvare"

Firenze, le motivazioni della sentenza con la quale è stato inflitto un anno di pena al dottor Giorgio Galanti

Davide Astori

Davide Astori

Firenze, 5 agosto 2021 - «Con la sua condotta l'imputato ha impedito l'accertamento della malattia, avendo omesso il primo necessario atto» che avrebbe avviato un iter diagnostico in grado di salvare la vita di Davide Astori.

È quanto sostiene il gup di Firenze Angelo Antonio Pezzuti, nella sentenza con la quale ha condannato a un anno di reclusione, pena sospesa, il medico sportivo Giorgio Galanti, accusato di omicidio colposo per la morte del calciatore della Fiorentina Davide Astori, trovato senza vita la mattina del 4 marzo 2018 nella sua camera di albergo a Udine mentre era con la squadra.

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Escono dunque le motivazioni della condanna e Firenze riapre una ferita in realtà mai chiusa, quella della morte dell'amatissimo capitano della Fiorentina, un esempio per tutti non solo dal punto di vista sportivo ma anche umano.

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Astori, è stato accertato dai medici, morì per un arresto cardiaco dovuto a una cardiomiopatia aritmogena. Secondo quanto sostenuto nella sentenza, il professor Galanti, difeso in aula dall'avvocato Sigfrido Fenyes, avrebbe commesso «un errore diagnostico» decidendo di non effettuare ulteriori controlli nonostante l'extrasistolia ventricolare emersa ripetutamente durante le prove da sforzo annuali a cui veniva sottoposto il capitano della Fiorentina.

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Nella sentenza il gup contesta in parte le conclusioni degli stessi periti incaricati. «I periti - afferma - hanno aggiunto che la sospensione dell'attività sportiva avrebbe sicuramente rallentato la progressione della malattia, comunque non avrebbe escluso con certezza l'arresto cardiaco».

«Tale argomentazione - sostiene Pezzuti - non appare condivisibile». «Una corretta diagnosi - afferma ancora -, effettuata all'esito di tutti i necessari accertamenti, avrebbe comportato l'installazione di un impianto di defibrillazione e ciò avrebbe escluso la morte del calciatore».

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