Confcommercio: "I mercati di Natale? Noi pronti, ma servono certezze"

Franco Marinoni, direttore regionale: "Noi rispettiamo le regole, non siamo un pericolo. Il mercato tirolese? Stiamo trattando con gli espositori"

Franco Marinoni, direttore di Confcommercio Toscana

Franco Marinoni, direttore di Confcommercio Toscana

Firenze 20 ottobre 2020 - Sessantasei giorni al primo (e si spera ultimo) Natale con il Covid. Per le associazioni dei commercianti, tradizionali "anime" del Natale sarebbe l'ora di tirare le fila delle iniziative da allestire a dicembre. Sarebbe, perché i Dpcm pendono come una spada di Damoche su ogni progetto, su ogni idea. E se ci sarà il lockdown? E se il governo vieterà le iniziative commerciali all'aperto, come ha appena fatto per fiere e sagre? 

La Nazione.it tasta il polso alle associaoni dei commercianti per sondare quale Natale avremo, dal punto di vista dei consumi, nelle città e nelle province della oscana.   

Franco Marinoni, direttore di Confcommercio regionale, allestirete mercatini e Case di Natale?

"Siamo qui a domandarci cosa potremo realizzare e cosa no, quali margini di operatività ci concedono i decreti e i soggetti che sono chiamati a farli rispettare".

Regioni, sindaci, prefetture.

"In un momento come questo sarebbe servito un governo  che non scaricasse su altri decisioni e responsabilità. Fortuna che in Toscana il coordinamento fra prefetti organizzato dal prefetto di Firenze Laura Lega garantisce un buon grado di omogeneità nelle interpretazioni".

Le vostre intenzioni?

"Non si può fermare il Paese per il Covid. Si deve convivere con la pandemia. Quindi, vogliamo un Natale il 'più normale' possibile".

Con i mercatini all'aperto.

"Con tutto il commercio possibile.Le nostre attività sono fra le più penalizzate dal lockdown, ma i commercianti non lo meritano, considerando la professionalità e il rigore con cui applicano le regole. Operatori e clienti rispettano le distanze, non si entra nei negozi senza detergersi col gel, tutti indossano la mascherina".

Quindi?

"Andare al ristorante o a fare acquisti è molto meno rischioso che salire su un bus o un treno stipato. Ma a giudicare da come viene trattato, il commercio sembra un mondo pericoloso".

Si faranno il mercato altoatesino ad Arezzo e quello in piazza Santa Croce a Firenze?

"Stiamo lavorando per capire. Trento, Bolzano e Francoforte hanno rinunciato. Siamo  in trattativa con gli espositori, predisporre gli allestimenti costa 15mila euro, una cifra importante, prima di investirla è fondamentale sapere se la prefettura sia d'accordo. I mercati tirolesi a cinquecento chilometri dall'Alto Adige richiamavano ad Arezzo il Sud Italia, fino al 2019 si contavano 300 pullman per ogni week end". 

Arriverebbero anche con la pandemia in corso?

"Certamente non tutti, ma se ci saranno i mercati, i visitatori non mancheranno. Gli eventi ben realizzati, come lo è pure il mercato di Firenze in Santa Croce attraggono".

I contagi aumentano di ora in ora.

"Ma chi sono i 'nuovi casi' che ci vengono segnalati ogni giorno? La maggioranza, persone asintomatiche che senza tampone avrebbero continuato a fare la vita di sempre, seppur adeguandosi alle regole anticovid. E' giusto riferirne il numero come fossero ammalati?".

Meglio essere prudenti.

"E io lo sono. Di mascherine ne porto addirittura due: quella chirurgica e sopra quella col brand Confcommercio".

Dunque?

"Vogliamo conoscere presto cosa potremo fare. Rinunciare al Natale sarebbe una botta al morale per l'Italia intera. Non è giusto che a rimetterci, siano sempre i commercianti, che fra l'altro dallo Stato ricevono ben poco per le loro rinunce. Capisco che siamo in guerra, ma...".

Ma?

"In guerra, le munizioni le paga lo Stato, non i soldati".

Piero Ceccatelli

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