
Marroni Resa scarsa e poco personale: "Servono giovani e più organizzazione"
Marradi è il luogo famoso per il suo "marron buono", ed è il cuore della produzione del marrone del Mugello Igp. A Marradi si tiene, , una delle sagre dedicatepiù longeve d’Italia. E vi ha sede la Fabbrica del Marrone. Ma altro elemento che la fa la "capitale" toscana della castanicoltura è l’attività del Centro Studi e Documentazione del Castagno, che opera grazie all’impegno del professor Elvio Bellini, tra i massimi esperti a livello mondiale. Così ieri, si è tenuto il XX incontro-dibattito sul castagno, una giornata di studi sul tema "Dop e Igp, una opportunità per il rilancio della castanicoltura italiana ed europea". Ed è stata l’occasione per fare un approfondito check-up sullo stato di salute del settore. "Sono soddisfatto – dice il professor Bellini – tutte le Dop e gli Igp italiani del castagno erano rappresentati, son venuti da tutte le regioni". E’ stato un incontro "concreto", un confronto aperto sui problemi e le prospettive della castanicoltura. Un tema che riguarda tutta la montagna mugellana, con i suoi circa 2000 ettari a castagneto, e una produzione che oscilla mediamente tra le 1500 e le 2000 tonnellate. Così si è parlato dell’annata difficile, che in diverse aree ha visto forti cali produttivi a causa della troppa pioggia e poi del troppo secco, ma si è parlato soprattutto del futuro. "Intanto – nota Bellini – c’è la necessità di essere più uniti, perché il settore è poco organizzato. Le aziende agricole sono in calo, la produzione diminuisce, i castagneti tradizionali sono sempre più a rischio. Da qui la necessità di fare nuovi impianti in terreni meccanizzabili, che possano attirare i giovani, con meno fatica e più facile conduzione dei castagneti". Anche in Alto Mugello, il cambio generazionale è un bel problema: "Non c’è ricambio nelle aziende agricole di montagna - dice il presidente del CSDC- , muoiono i vecchi e i giovani hanno abbandonato". Occorre passare dunque a castagneti-frutteto, in terreni più facili da lavorare. Senza dimenticare la tradizione. E quando il professor Bellini ha rilanciato la propria proposta di iscrivere i nostri castagneti, il castagno europeo nell’elenco Unesco dei beni immateriali patrimonio dell’umanità, tutti si sono alzati in piedi ad applaudire.
Paolo Guidotti