EMANUELE BALDI
Cronaca

"Giovani senza regole. Famiglie e scuola hanno rinunciato a educare"

Lo psichiatra Crepet all’indomani dell’ultimo caso di malamovida a Firenze. L’assessore alla sicurezza: proteggere i monumenti con sensori elettronici

Ragazzo si arrampica sulla statua di Dante in Santa Croce

Ragazzo si arrampica sulla statua di Dante in Santa Croce

ll sabato sera di follie di piazza Santa Croce a Firenze è il paradigma di tutti i problemi delle frange balorde, e sempre più estreme, della movida nelle città. Un ubriaco che si arrampica sulla statua di Dante e inizia uno show indecoroso tanto da rendere necessario l’intervento di forze dell’ordine e vigili del fuoco per tirarlo giù con una gru. In piazza un migliaio di ragazzi sballati, fiumi di alcol, risse, urla selvagge e perfino offese agli agenti di polizia e ai vigili del fuoco intervenuti per placare gli animi. La stagione che avrebbe dovuto renderci migliori si sta rilevando drammatica. Quello di sabato sera è solo l’ultimo caso di una lunga serie di nefandezze commessa dai giovani nel centro di Firenze. Come non ricordare il rave improvvisato sul sagrato della basilica di Santo Spirito in Oltrarno, la notte del 25 aprile - in piena emergenza Covid - con il parroco costretto addirittura a suonare le campane per chiedere aiuto? Casi talmente gravi da spingere l’assessore alla sicurezza di Palazzo Vecchio Benedetta Albanese a studiare una soluzione di concerto con il prefetto per «tutelare le sculture con allarmi perimetrali e sensori come quelli installati alla fontana del Nettuno». Intanto noi restiamo con un interrogativo sospeso: cos’hanno questi ragazzi? Ne abbiamo parlato con uno dei massimi esperti italiani, lo psichiatra Paolo Crepet. 

 

Firenze, 2 novembre  2021 - Arrampicate sulla statua del Sommo Poeta, sputi alle auto delle forze dell’ordine, urla nella notte. Perfino fumogeni per strada. Professor Paolo Crepet, la deriva di questi ragazzi non ha un limite? «E’ un fenomeno che osservo da anni. Mi creda, le cose continuano a peggiorare».

Noi ci limitiamo a raccontare quello che succede. Ma lei che ha gli strumenti per decifrare certi fenomeni ci aiuti a comprenderli. «Questi ragazzi sono figli di un degrado educativo. Il risultato di una cultura basata sul togliere regole su regole. Vedo genitori ormai impietriti di fronte allo strapotere dei figli».

Soluzioni? «La soluzione sarebbe rimetterle quelle regole, per davvero. Ma farlo è faticoso e un genitore oggi, agli occhi degli altri, rischierebbe perfino di essere preso per i fondelli...». 

Una generazione perduta? «Una parte sì, irrimediabilmente. Il problema è alla base, c’è una scolarità bassissima. A scuola ormai tendono a promuovere tutti. Spesso un diploma equivale a carta igienica. I veri problemi, si badi bene, arriveranno poi».

Ci spieghi meglio «Vede, il problema non è tanto il ragazzo che si arrampica una sera su una statua. Magari non lo è neanche la moralità che va perduta. Il guaio vero è che la società è sempre più complessa e io voglio capire cosa ne sarà del lavoro, del progresso, delle grandi sfide. Chi le affronta? Il ventenne che vomita alle 4 di mattina in piazza Santa Croce?».

Professore, cosa porta centinaia di ragazzi a insultare con gli occhi fuori dalle orbite poliziotti e vigili del fuoco? «Il fatto che ai loro occhi un agente in divisa è un marziano».

Perché? «Come perché? È l’unico adulto che riesce a dire loro un ’no’, quel ’no’ che non ricevono più a casa. Pasolini queste cose le aveva già capite più di cinquant’anni fa». 

Insomma lei vede nelle famiglie le responsabilità maggiori? «La mia generazione ha fatto il ’68 per contestare i genitori e ritrovarsi ora a essere schiava dei figli. Una follia storica, una mancanza di visione totale di cui oggi paghiamo le conseguenze. Negli anni si è rovesciata la piramide delle famiglie. Oggi i figli sopravvivono con i soldi dei padri che sopravvivono con i soldi dei nonni. Ma dove pensiamo di andare? Questa è una generazione, non tutta lo ripeto, che sta andando verso il nulla». 

Non si può fare niente? «Decidiamoci. O si alza bandiera bianca o si affronta il problema realmente».

Neanche certi riti di venti o trent’anni fa come la discoteca, la voglia di comprarsi il motorino, di stare insieme in una piazza sembrano più interessare a questi ragazzi «Ha ragione. Vede, fino a qualche anno fa il motorino rappresentava l’emancipazione, il desiderio di andarsene. Oggi questa voglia di autonomia non c’è più».  

Perché? «Perché costa fatica. Non sono autonomi nemmeno dall’alcol. Neanche dai cellulari, pensi lei».

Anche i rapporti con l’altro sesso sembrano mutati. Sparito il gusto della conquista? «Ma quale conquista? Con lo smartphone si prendono tutto con un touch o due... E’ il telecomando della loro vita. 

In tanti urlavano al ragazzo arrampicato sulla statua: «Buttati giù». Sono diventati anche più cattivi i giovani? «Il lockdown ha creato odio perché ha aumentato la dipendenza dai social. E si ricordi che i social sono divisivi». 

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