REDAZIONE FIRENZE

Mafia e "pallets" Chiusa l’inchiesta sul riciclaggio

Secondo la Dda, imprese nella Piana reimpiegavano i soldi del clan siciliano che nel 1993 piazzò la bomba ai Georgofili

I soldi del clan Tagliavia ripuliti nel commercio dei "pallets" tra Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio e Prato. E’ l’essenza dell’inchiesta che la procura distrettuale antimafia di Firenze ha appena chiuso. A ricevere l’avviso di conclusione dell’indagine condotta dai pm Giuseppina Mione e Francesco Sottosanti, sono i presunti esponenti di un gruppo criminale che avrebbe riciclato i proventi illeciti di Cosa Nostra, 51 in tutto. I reati contestati, a vario titolo, sono quelli di associazione per delinquere, riciclaggio, autoriciclaggio, intestazione fittizia di beni, contraffazione di documenti d’identità e sostituzione di persona. Stralciato dai magistrati il filone d’indagine per emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, nell’ambito del quale sono ancora in corso accertamenti.

Per l’accusa, l’organizzazione avrebbe riciclato - principalmente nell’economia toscana e in particolare nelle province di Firenze e Prato - oltre 48 milioni di euro di proventi illeciti derivanti degli affari criminali della famiglia mafiosa di Corso dei Mille di Palermo, capeggiata da Pietro Tagliavia, condannato con sentenza irrevocabile per il reato di associazione mafiosa, figlio di Francesco Tagliavia, condannato all’ergastolo per le stragi di via d’Amelio a Palermo e via dei Georgofili.

L’associazione a delinquere avrebbe immesso nel circuito economico denaro di provenienza illecita attraverso le creazione di una galassia di 33 imprese con sedi in tutta Italia, in particolare in Toscana, Sicilia e Lazio, tutte aventi per oggetto sociale il commercio dei pallets, le pedane in legno usate per il trasporto e la movimentazione di materiale.