
"Vogliamo che siano direttamente le persone a raccontarci come vedono lo Stensen del futuro". Il mondo del cinema e dell’intrattenimento sta cambiando sempre di più, soprattutto nelle modalità di approccio, ma c’è chi ancora vuole portare avanti un percorso culturale. La Fondazione Stensen ha deciso di parlare del proprio futuro guardando direttamente in faccia i fruitori dello spazio culturale, in vista di quella che sarà una piccola rivoluzione. La sala, infatti, ha vinto un bando per l’efficientamento energetico previsto nel Pnrr che comporterà una serie di lavori di manutenzione, costringendo a chiudere per circa 6 mesi. L’ultima proiezione è prevista per il 25 gennaio, visto che dal 26 arriverà in aiuto la sala dell’Astra in piazza Beccaria, a colmare il vuoto. Ieri, però, proprio nella sala dello Stensen si è svolto il dibattito, in cui il presidente della fondazione padre Enrico Brovedani e il direttore Michele Crocchiola hanno incontrato i cittadini.
"Il Covid ha portato avanti molto più velocemente tutta una serie di processi che ci impongono di fermarci a riflettere – continua Michele Crocchiola -. Lo stop dovuto ai lavori ci consentirà di ripensare a noi e al futuro dello Stensen, in un modo che sta cambiando sempre di più e che sta andando verso nuovi percorsi culturali. Abbiamo deciso di parlare direttamente con i nostri amici, chi frequenta sempre la nostra sala, proprio in modo da avere un contatto diretto, sentire cosa e come vogliono che cambi in vista del futuro. Crediamo che in questo momento sia fondamentale ripensare al modo in cui si accede alla cultura, visto che sta diventando una cosa sempre più individuale. Dobbiamo anche capire quale può essere il futuro di un centro culturale come il nostro, cercando anche i modelli da cui trarre ispirazione. Credo che si debba vedere uno spazio come il nostro più come una piazza, un’agorà, che semplicemente come un luogo dove venire, sedersi e guardare una proiezione. Dobbiamo tornare a vivere questo genere di luoghi, anche perché gli ultimi anni comunque hanno fatto male. Dobbiamo cercare di cavalcare i cambiamenti, tenendo conto che nel 2022 il pubblico è stato comunque il 40% in meno rispetto al 2019".
"Portiamo avanti la nostra attività culturale da 20 anni – conclude padre Brovedani -, e vogliamo pensare a come saranno i prossimi 20. Non possiamo nasconderci e non constatare quanto la nostra società stia cambiando, questo però non deve essere un limite o un blocco. Dobbiamo trovare un nuovo modo di vivere la cultura, che è un’esigenza per le città. Dobbiamo interrogarci insieme e cercare di capire di cosa avremo bisogno nel futuro".
Ia.na.