PAOLO CHIRICHIGNO
Cronaca

L’eredità di Barone. L’omaggio nel suo Viola Park e le incertezze per il futuro. Commisso resta l’unico faro

E’ sbarcato dall’America per salutare l’amico a cui aveva dato le chiavi della Fiorentina. Il dolore scolpito nei volti di chi ha già vissuto la tragedia di Astori, sei anni fa.

L’eredità di Barone. L’omaggio nel suo Viola Park e le incertezze per il futuro. Commisso resta l’unico faro

L’eredità di Barone. L’omaggio nel suo Viola Park e le incertezze per il futuro. Commisso resta l’unico faro

Il primo sole caldo dell’anno illumina i volti spauriti della Fiorentina: qui ci sono i reduci del 4 marzo 2018 (Astori), gente costretta rivivere un incubo che l’ha segnata per sempre. La famiglia viola – usiamo le parole di Joe Barone – è aggrappata al patriarca Rocco, sfinito dal dolore e da un viaggio intercontinetale troppo impegnativo per lui, in questo momento. Commisso abbraccerebbe tutti se potesse, lo consigliano di restare il più possibile seduto. Ma è lui l’icona da cui ricominciare un minimo di vita, anche sportiva. Nei pressi della cappella di Santa Caterina un enorme ulivo guarda tutti dall’alto, a ricordare che la morte ci rende piccoli. Non è un modo di dire: per la seconda volta in sei anni la Fiorentina deve rialzarsi dopo una tragedia inimmaginabile, lo tsunami emozionale rischia di travolgere tutto.

C’è un’altra certezza: nulla sarà come prima. Per questo arrivano tutti, dai colleghi dirigenti con cui Barone ha battagliato senza mezze misure, alle istituzioni (il governatore Giani, il sindaco Nardella). Il Viola Park con il sole è ancora più bello, imponente e rassicurante: Joe è tornato nella casa per cui ha lottato giorno e notte per anni. Lasciamo per una volta da parte le dichiarazioni ufficiali, lasciano il tempo che trovano. Ci facciamo guidare dalle sensazioni, invece. Quando passiamo accanto a Rocco è seduto, lui si alza e ci viene incontro con una frase non banale: "Nazione, come stai?". Siamo noi che lo chiediamo a lui. Ha perso il fratello manager a cui aveva delegato tutto, a Firenze.

Oggi inizia una nuova era della Fiorentina, è l’ora di compattarsi come un sol uomo. La storia lo ha insegnato a Biraghi, Milenkovic, al medico sociale Pengue, quelli che erano nell’albergo di Udine con Astori sei anni fa. Sanno come muoversi alla perfezione per il fatto di esserci già passati. Sanno confortare i figli di Joe, la moglie Camilla, con tutte le attenzioni del mondo. Arriva Italiano con la famiglia, è scosso. Una settimana fa aveva fatto capire che la sua avventura viola potrebbe finire a giugno. Adesso, con quello che è successo, dubitiamo voglia lasciare questa famiglia. Ma sono solo sensazioni.

Commisso pensa fast fast fast anche quando è annientato dal dolore, è nel suo dna: in serata fa sapere che la villa centro del Viola Park sarà intitolata a Joe Barone. Scelta logica e lucida: la colonica è al centro del villaggio viola così come Barone era il punto di riferimento per tutto. E per tutti. Ci saranno nuove assunzioni di responsabilità alla Fiorentina. Joe lascia un’eredità sconfinata perchè faceva mille cose al giorno e ne decideva altrettante. Lui, italiano cresciuto in America, preferiva farsi chiamare Giuseppe per rivendicare le sue origini. Una carezza gli arriva dalla Console Generale degli Stati Uniti d’America a Firenze, Daniela Ballard: "Sono molto rattristata dalla notizia della scomparsa di Joe Barone. So bene quanto sia stato apprezzato qui a Firenze e non solo, per la sua autenticità, entusiasmo, professionalità e dedizione. Ha fatto tanto per la Fiorentina, per la città di Firenze e, più in generale, ha contribuito a rafforzare i legami tra Italia e Stati Uniti. Ha lasciato un segno nella storia della Fiorentina e della città di Firenze". Oggi è un altro giorno, Giuseppe, ma nulla sarà come prima. Il nuovo inizio ha il volto genuino e distrutto di Rocco.

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