"Crediamo nella forza della educazione..". Don Marco Nesti porge l’altra guancia e dice di non essere arrabbiato per gli episodi di bullismo, l’ultimo venerdì – l’ennesima rapina a un ragazzino, via il telefonino – vicino al giardino-area giochi della chiesa di via S.Stefano in Pane di via delle Panche di cui don Marco è parroco dal 2010. Un gioiellino, funzionale e frequentato. Quasi un ’oratorio’ del tempo che fu. Da tempo però anche luogo di incursioni di ragazzi difficili.
Il problema a Rifredi e non solo, esiste. Si può tentare di risolverlo, e come?
"Semplicemente studiando la situazione come stiamo facendo. Collaboriamo con la Madonnina del Grappa, Villa Lorenzi, con il Quartiere". Aggiunge don Marco: "Certi episodi sono accaduti al giardino che del resto è e resta luogo di incontri. Il problema però non è della parrocchia. E’ un problema generalizzato. Ma ora scusi: devo andare a dire messa"
Ha parlato ai fedeli di questi fatti o ne parlerà nell’omelia?
"No, non l’ho ancora fatto. Però ci ho pensato. Vedremo. Tuttavia ho parlato con i genitori dei ragazzi rapinati. Ho detto loro che cercheremo soluzioni".
C’è chi punta il dito contro uno dei vicini Centri per i minori. Dopo il camoroso furto negli spogliatoi della Virtus a danno dei ragazzi di 13-15 anni, la mamma di uno di loro ha detto che il geocalizzatore sul cellulare di suo figlio posizionava lo smartphone dentro la struttura.
"Non li possiamo raggiungere, là dentro. Ma parlo coi responsabili e gli animatori di quella e di altre strutture i quali hanno in appoggio i minori della prima e della seconda accoglienza".
Sulla realtà dei Cas (casa accoglienza speciale) spiega lo psicologo Edoardo Mughini che "a Rifredi ci sono almeno quattro Cas per minori e adulti. Due in via delle Panche, uno in via Caccini, un altro in via Pieraccini. Di questi quattro due o tre sono per i minori. I ragazzi dovrebbero rimanere in questi luoghi uno al massimo due mesi. Vengono garantiti loro codice fiscale, assistenza sanitaria e legale, in vista della ’seconda accoglienza’, per introdurli cioè in percorsi di studio o lavoro. Di integrazione. In realtà la fase della prima accoglienza si prolunga, anche per 5-6 mesi senza che i minori siano coinvolti in percorsi di integrazione. Immaginiamo dei minori provenire da particolari zone del mondo ritrovandosi qui senza far nulla per mesi. Capita allora che scappino, che delinquano. La fase della seconda accoglienza, l’integrazione, non arriva o arriva dopo tanto tempo anche perché sembra che non ci siano molte risorse per finanziare progetti e operatori che seguano questi ragazzi. La seconda accoglienza è in difficoltà in questo senso. Parlare di riunione con Municipale per coordinare controlli (e telecamere); di più progetti sul bullismo nel scuole; di incontri con operatori di strada vuol dire non conoscere bene la situazione. E non lo credo".
giovanni spano