
Una protesta dei detenuti a Sollicciano
di Pietro Mecarozzi
È stato trovato privo di sensi nella sua cella martedì pomeriggio. A terra, poco distante, delle siringhe con all’interno eroina. Gli agenti della polizia penitenziaria hanno subito tentato di rianimarlo. Ma T.F., 34 anni originario di Pomezia, era già in coma. È stato così trasportato in fin di vita all’ospedale di Torregalli. Per poi essere trasferito poco dopo al reparto di terapia intensiva. Dove alle 5.30 di ieri mattina è deceduto per overdose.
Fanfera se ne va nello stesso giorno in cui, nel 1991 a Roma, era venuto al mondo. Un’ultima iniezione di droga nel giorno del suo compleanno. Forse, inconsciamente, dosata così potente per essere quella letale. Il giovane entrava e usciva dai penitenziari ormai da molto tempo. Arrestato nel 2021 a Roma, aveva alle spalle tanti piccoli reati, dallo spaccio alla resistenza. Era diventato definitivo per un cumulo di pene e sarebbe dovuto uscire tra oltre cinque anni. Lascia una figlia. "Era tossicodipendente – spiega il suo avvocato, Laura Filippucci –, ed era stato trasferito poche settimane fa a Sollicciano dal carcere di Prato per problemi di sovraffollamento". Difficile da capire, visto che il penitenziario fiorentino, in termini di presenze e condizioni strutturali, è uno dei peggiori a livello nazionale.
Nella sezione dove è stato rinvenuto il suo corpo, ieri mattina è stata eseguita una maxi perquisizione nelle celle, alla ricerca di altre dosi di droga. Il 34enne non aveva mai goduto di permessi, quindi, secondo le prime ricostruzioni, avrebbe acquistato l’eroina all’interno del carcere. Sul corpo è stata disposta autopsia dal pm di turno, Lorenzo Boscagli.
Da gennaio a oggi, dietro le mura del penitenziario si sono verificati altri due morti, entrambi suicidi: un 25enne egiziano che si è tolto la vita il 3 gennaio e un 39enne romeno, deceduto lo scorso 15 febbraio. "Non è più ulteriormente procrastinabile l’intervento delle istituzioni per garantire condizioni dignitose" dei detenuti. Lo afferma in una nota il gruppo Osservatorio carcere della Camera penale di Firenze. Quando accaduto, si spiega, "va ad aggravare un bilancio sempre più angosciante" e che impone un intervento "volto a garantire condizioni dignitose dei ristretti e a potenziare servizi di assistenza psicologica e vigilanza, così da avviare concretamente una riforma strutturale in grado di interrompere, sotto ogni profilo, la penosa ed inarrestabile deriva dell’Istituto penitenziario".
La situazione del carcere di Sollicciano "mi preoccupa da tutti i punti di vista", anche perché "è un carcere che deve essere completamente riformato, deve essere buttato giù e ricostruito",. ha affermato Sara Funaro, sindaca di Firenze. Sollicciano "preoccupa dal punto di vista dei percorsi che si possono fare all’interno di un carcere come questo, perché un carcere in quelle condizioni non è certo un carcere che porta alla riabilitazione, ai percorsi di inclusione, perché se il luogo è un luogo malsano, è chiaro che non aiuta", ha aggiunto.
Anche l’assessore al Welfare, Nicola Paulesu, dice la sua. "Si continua a morire a Sollicciano, ed è inaccettabile". E ancora: "Come Comune di Firenze siamo impegnati con un tavolo multidisciplinare che raccoglie tutte le realtà che operano all’interno del carcere, e poi per potenziare progetti di accoglienza per il fine pena, su percorsi di supporto alle persone più vulnerabili, su opportunità di formazione e reinserimento".
"Sollicciano è fuori controllo – tuona Emilio Santoro, dell’associazione L’Altrodritto –. Spesso dico che è la principiale piazza di spaccio di Firenze, e questa è l’ennesima prova".
A fargli eco anche i sindacati della polizia penitenziaria. "Ennesima morte" di una "strage infinita nel penitenziario fiorentino che non trova soluzione", commenta il segretario generale regionale della Uilpa polizia penitenziaria, Eleuterio Grieco. Dopo la non conferma di Antonella Tuoni, la direzione del penitenziario resta vacante. O meglio, in balia di supplenti. La prossima, che prenderà a breve le consegne, è Mariateresa Gianpiccolo, già alla guida del carcere della “Ranza” di San Gimignano.