STEFANO BROGIONI
Cronaca

La rapina finita in dramma. L’ambulante iraniano ucciso per pochi euro

Il rebus del bottino: nelle tasche dei due brasiliani in fuga qualche banconota. Accertamenti su nastri e cappuccio per cercare il dna dell’indagato.

Massacrato per qualche centinaio di euro. Il selvaggio omicidio dell’ambulante 72enne di origine iraniana Kiomars Chaikar Safaei avrebbe portato nelle tasche dei presunti assassini pochi soldi. Questo è quanto emerge dai primi risultati delle indagini svolte dalla sezione Omicidi della squadra mobile a carico dei fratelli Mattheus e Guilhenne Ponciano, 19 e 24 anni, i brasiliani accusati della rapina sfociata in omicidio consumatasi nella serata del 29 novembre nell’abitazione del commerciante, in via De Pinedo a Novoli.

Al momento in cui i due fratelli sono stati fermati, all’aeroporto di Bologna, avevano in tasca trecento euro, oltre a due biglietti costati circa 700 euro a testa. Dalla perquisizione della loro abitazione, non è emerso altro denaro. Se così fosse, l’imboscata tesa all’ambulante buono del Porcellino, datore di lavoro di Mattheus ma in passato anche di Guilhenne - ritenuto l’esecutore materiale della rapina, mentre il fratello sarebbe rimasto in strada a far da palo - avrebbe fruttato “spiccioli“ rispetto al “tesoro“ che i due sudamericani (difesi dall’avvocato Elisa Baldocci) si erano convinti che il commerciante iraniano nascondesse nell’appartamento al sesto piano in cui viveva da solo.

Ma le indagini non sono ancora concluse. Vi è la possibilità che nonostante la frettolosa ricerca fatta dall’assassino nelle stanze della casa di Safaei, possa non essere stato trovato il nascondiglio del contante che quasi ogni sera l’ambulante portava con sé, dopo la chiusura del banco. Una terza, più remota, ipotesi è che un eventuale bottino possa essere stato appoggiato presso una persona vicina a uno dei due fratelli arrestati.

Nei prossimi giorni, sono fissate ulteriori operazioni finalizzate a “blindare“ il processo che la procura intende istruire in tempi rapidissimi: verrà cercato il dna su nastri e cappuccio trovati addossi alla vittima. Ma alcuni elementi solidissimi raccolti dal pm Sandro Cutrignelli, hanno già agevolmente passato il vaglio del gip che ha disposto la misura di custodia cautelare in carcere per i Ponciano.