La musica perde le emozioni di Paolo Giorgi

Michele

Manzotti

La scomparsa recente di Paolo Giorgi all’età di 64 anni, ha lasciato un grande vuoto in due ambienti completamente diversi. Quello delle autostrade, ovvero la sua attività professionale dove era apprezzato anche per le sue doti umane, e quello della musica, la grandissima passione che lo ha portato a essere uno dei protagonisti della scena fiorentina negli anni Settanta. Qui la molla era partita da lontano, dagli anni del liceo quando Giorgi formò insieme ad altri amici il gruppo country rock Lightshine, a cui seguì l’esperienza con i Wildfire. Giorgi non era solo cantante e chitarrista, ma anche compositore: il suo primo brano è stato scritto all’età di 15 anni e successivamente ha costruito un catalogo di oltre 150 canzoni. L’attività musicale aveva poi ripreso vigore dal 2005 con la nuova esperienza Lightshine e soprattutto con la pubblicazione di tre dischi solisti: The Stage (2009), Secret Share (2016) e Nowadays and Yesterdays (2019). In quest’ultimo album era riuscito a coinvolgere uno dei musicisti inglesi che più apprezzava: Chris Simpson dei Magna Carta con il quale aveva anche cofirmato un brano. Ma Giorgi era soprattutto un matematico che si era dedicato ai sistemi intelligenti per il trasporto. Per 26 anni aveva lavorato per la società Autostrade fino al 2010 quando intraprese l’attività di libero professionista che lo ha portato a collaborare con organismi del settore all’estero. Il suo traguardo più importante in questo ambito è stata la progettazione del Sistema europeo di telepedaggio che arrivò a compimento nel settembre del 2020 con la prima sperimentazione, obiettivo raggiunto come consulente dell’Aiscat (l’associazione delle concessionarie autostradali). Fino a quando è stato possibile Giorgi ha sempre lavorato per lo sviluppo del progetto, così come parallelamente ha coltivato l’amore per la musica.

 

 

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