La grande forza della fragilità

La Chiesa fiorentina celebra la Giornata mondiale del malato con una Messa presieduta dal cardinale Betori, per restituire dignità ai malati e riflettere sull'impegno nel supporto fisico e spirituale. Papa Francesco sottolinea l'importanza di non lasciare nessuno solo, specialmente durante la pandemia e in contesti di violenza. La solitudine nell'anzianità e nella malattia è spesso causata dall'individualismo e dallo scarto.

La Chiesa fiorentina celebra domani la Giornata mondiale del malato con una Messa, presieduta dal cardinale arcivescovo Giuseppe Betori, insieme ai malati, agli operatori e ai volontari del mondo sanitario, alle 15 nella basilica di Santa Croce. Don Luca Carnasciali, direttore dell’Ufficio per la pastorale della salute, ricorda la necessità di "restituire dignità a quanti sono nella condizione di fragilità ed esprimono il desiderio di guarigione del corpo, ma soprattutto dell’anima. Il brano evangelico e la riflessione teologico-pastorale che ci vengono proposti, ci aiutano a misurare il nostro impegno a fianco di malati, parenti, operatori sanitari e tutte le persone coinvolte nel processo della cura fisica e spirituale delle persone che incontriamo. Sia nel versante spirituale sia in quello fisico e, particolarmente, nell’ascolto di ogni invocazione di aiuto. Ancora una volta ritengo che meriti spendere una parte del nostro tempo nel prezioso servizio a chi è nel bisogno".

A tale proposito, scrive citando la Genesi, Papa Francesco nel suo messaggio: "Non è bene che l’uomo sia solo. Penso ad esempio a quanti sono stati terribilmente soli, durante la pandemia da Covid-19: pazienti che non potevano ricevere visite, ma anche infermieri, medici e personale di supporto, tutti sovraccarichi di lavoro e chiusi nei reparti di isolamento. E naturalmente non dimentichiamo quanti hanno dovuto affrontare l’ora della morte da soli, assistiti dal personale sanitario, ma lontani dalle proprie famiglie".

Una condizione sempre difficile da accettare, ma ancora più dolorosa in contesti di violenza: "Allo stesso tempo, partecipo con dolore alla condizione di sofferenza e di solitudine di quanti, a causa della guerra e delle sue tragiche conseguenze, si trovano senza sostegno e senza assistenza: la guerra è la più terribile delle malattie sociali e le persone più fragili ne pagano il prezzo più alto". Senza dimenticare che tutto ciò può succedere ovunque: "Anche nei Paesi che godono della pace e di maggiori risorse, il tempo dell’anzianità e della malattia è spesso vissuto nella solitudine e, talvolta, addirittura nell’abbandono. Questa triste realtà è soprattutto conseguenza della cultura dell’individualismo e dello scarto".