Quanto 'rende' il diploma? Il primo stipendio è di circa mille euro

Presentato a Firenze il rapporto 2019 di AlmaLaurea e AlmaDiploma che rivela le prospettive di guadagno

Esame di maturità (Ansa)

Esame di maturità (Ansa)

Firenze, 30 gennaio 2019 - Quanto "rende" il dipIoma? Ecco quanto mostra il rapporto 2019 sulla condizione occupazionale e formativa dei diplomati di scuola secondaria di secondo grado, realizzato da AlmaDiploma e dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, e presentato a Firenze.

Partiamo intanto da alcune considerazioni preliminari: a un anno dal diploma il 66,8% dei diplomati sceglie di proseguire la propria formazione iscrivendosi ad un corso di laurea (il 51,1% si dedica esclusivamente allo studio, il 15,7% frequenta l'università lavorando), mentre solo il 19,8%, preferisce inserirsi direttamente nel mercato del lavoro. La restante quota, inoltre, si divide tra chi è alla ricerca attiva di un impiego (8,3%) e chi invece, per varie motivazioni non cerca un lavoro (5,1%). 
A tre anni dal diploma aumenta la quota di occupati: il 24,6% dei diplomati è dedito esclusivamente al lavoro, il 20,4% dei diplomati è impegnato contemporaneamente nello studio e nel lavoro, mentre il 46,6% degli intervistati si dedica esclusivamente agli studi. Limitata dunque la restante parte: il 5,3% è alla ricerca attiva di un impiego, mentre il 3,4% non cerca un lavoro. Bisogna inoltre tener conto che la quota di occupati è più elevata della media per i diplomati professionali (67%) e tecnici (57,4%), mentre tocca il minimo tra i liceali (34,6%).

IL GUADAGNO

Fatte queste premesse, l'indagine mostra che i diplomati che lavorano a tempo pieno (senza essere contemporaneamente impegnati nello studio universitario) guadagnano in media, a un anno dal diploma, 1.114 euro mensili netti. A tre anni dal conseguimento del titolo, invece, la retribuzione mensile netta dei diplomati è pari in media a 1.216 euro

ALTRI DATI

Tra i diplomati del 2017 che risultano impegnati esclusivamente in un'attività lavorativa, la tipologia di attività più diffusa risulta essere il lavoro non standard, che coinvolge il 43,9% degli occupati. La quota di assunti con contratti formativi è del 26,3%. I contratti a tempo indeterminato e le attività autonome riguardano, invece, il 12,9% e il 3,7%, rispettivamente dei diplomati occupati. L'8,1% del totale diplomati non ha un contratto regolare.

A tre anni dal diploma, tra chi è dedito solamente al lavoro, i contratti non standard restano la tipologia di lavoro più diffusa, con il 29,5% dei diplomati. Elevata anche la quota di contratti a tempo indeterminato (27,8%) e quella relativa ai contratti formativi (26,6%); la quota di coloro che lavorano senza alcun contratto è pari al 6,2%.

L'attività nel settore pubblico è la meno diffusa tra i diplomati di scuola secondaria di secondo grado: complessivamente, a un anno dal diploma dichiara infatti di lavorarvi il 7,9% degli occupati.

Dal rapporto emerge, inoltre, che a un anno dal termine degli studi, il 17,8% degli occupati dichiara di utilizzare sul lavoro le competenze acquisite durante il percorso di studi in misura elevata, mentre per il 40,9% l'utilizzo è più contenuto; ne deriva che il 40,8% ritiene di non sfruttare per nulla le conoscenze apprese nel corso della scuola secondaria di secondo grado. In particolare, sono i diplomati liceali a non utilizzare ciò che hanno appreso a scuola (48,4%, rispetto al 37,6% dei diplomati tecnici e al 29,7% dei professionali).

Riguardo alle esperienze di stage e alternanza scuola-lavoro, anche se sui diplomati del 2017 tali esperienze non riguardano ancora la totalità dei diplomati, l'indagine rileva che, a un anno dal titolo, il 20,2% di quanti hanno svolto l'alternanza scuola-lavoro è stato successivamente richiamato dall'azienda in cui ha svolto l'attività. Sono soprattutto i diplomati tecnici (23,3%) e professionali (24,8%) ad aver ricevuto una successiva proposta di collaborazione dall'azienda. Inoltre, tra gli occupati al momento del sondaggio, il 33,0% dichiara di lavorare, ancora dopo un anno dal diploma, nell'azienda presso cui ha svolto tale esperienza (è il 31,4% tra i tecnici e il 39,7% tra i professionali).

Dal rapporto emerge, inoltre, che l'alternanza scuola-lavoro e gli stage, svolti durante gli studi o nel periodo successivo al diploma, esercitano un effetto positivo in termini occupazionali: chi ha svolto questo tipo di esperienza ha il 40,6% in più di probabilità di lavorare rispetto a chi non l'ha fatto; la probabilità è pari al 70,9% in più se si considerano le esperienze di stage svolte in azienda dopo il conseguimento del diploma.

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