Imprese in ginocchio: aumenti oltre il 200% "Subito un tetto o le aziende chiudono"

Il presidente di Cna bussa sugli extraprofitti. "In questa situaizone c’è chi guadagna e tarda ad applicare l’aliquota"

di Rossella Conte

Il settore della ristorazione sta pagando le conseguenze più pesanti del caro energia, con aumenti medi in bolletta sul +228%. Subito dopo la fonderia artistica con +211%, i panifici che segnano il +199% e il settore acconciatura ed estetica (+152%). Rincari a tripla cifra anche per i negozi al dettaglio che hanno avuto aumenti del 137%. E’ quanto emerge da uno studio elaborato da Cna. Sempre secondo l’indagine, senza alcuna misura correttiva, allo stato attuale dei prezzi (+378% per il costo dell’energia elettrica e +538% per il gas rispetto al 2019 e, rispettivamente, +220% e +274% nell’ultimo anno), le imprese toscane dovranno farsi carico, a parità di consumi, di 7.347 milioni di costi energetici aggiuntivi rispetto all’anno pre-Covid portando la Toscana a essere la quinta in Italia (dopo Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte) per extra costi subiti.

"Una cifra che potrebbe addirittura essere sottostimata se la Russia dovesse chiudere ulteriormente le forniture di gas e che rischia di provocare una vera debacle al nostro sistema produttivo – dice Giacomo Cioni, presidente di Cna Firenze Metropolitana – I costi del gas stanno mettendo in ginocchio le imprese del vetro, della ceramica, del cemento, della plastica, della produzione di laterizi, la meccanica pesante, l’alimentazione e la chimica per citarne alcune. Per l’energia elettrica la situazione è critica per fonderie, alimentare, logistica, commercio, alberghi, bar-ristoranti, cinema, teatri, discoteche, lavanderie, palestre, impianti sportivi. Insomma, la gran parte delle nostre imprese".

Cna ritiene opportuno richiamare l’attenzione: se da un lato molte imprese sono a rischio chiusura, dall’altro le imprese energetiche (le attività industriali estrattive di materie prime energetiche come il petrolio, il gas naturale, etc. e dell’industria della raffinazione), "sfruttando" la medesima congiuntura, stanno invece registrando fatturati da capogiro (+60% nei primi cinque mesi del 2022 rispetto al 2021). Si tratta di imprese obbligate ad applicare un’aliquota del 25% sugli extraprofitti ottenuti grazie all’aumento dei prezzi di gas e petrolio, "ma che, al momento, tardano a farlo" sottolinea l’associazione. Dei 4,2 miliardi di euro attesi con la prima rata di giugno, infatti, lo Stato ha incassato poco meno di 1 miliardo.

Per Cna bisogna assolutamente fissare un tetto al prezzo del gas, estendere le misure anti caro energia allo studio anche alle imprese non energivore. Ma anche incentivare la produzione da fonti rinnovabili, puntare sul risparmio energetico stabilizzando anche gli ecobonus per la riqualificazione energetica degli immobili e sfruttare l’opportunità offerta dalla termovalorizzazione.

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