BENEDETTO FERRARA
Cronaca

Il Franchi orfano della Fiesole. Quel vuoto che lascia i brividi. È la prima volta dopo 98 anni

Dove un tempo regnava la statua di Batigol c’è il deserto, solo una gru rossa, immobile e solitaria. Tutto lo stadio si è ’spostato’ verso viale dei Mille: i cori adesso partono dalla Ferrovia.

Il Franchi orfano della Fiesole. Quel vuoto che lascia i brividi. È la prima volta dopo 98 anni

Dove un tempo regnava la statua di Batigol c’è il deserto, solo una gru rossa, immobile e solitaria. Tutto lo stadio si è ’spostato’ verso viale dei Mille: i cori adesso partono dalla Ferrovia.

Se si ribalta l’orizzonte ti si ribalta il mondo addosso. Se al posto di Ponte Vecchio ti ritrovi davanti i lavori della tramvia rischi di andare in crisi esistenziale. Là dove un tempo regnava la statua di Batigol scopri una gru rossa, immobile e solitaria. Un po’ deserto del Gobi, un po’ paesaggio post atomico, questa la Fiesole alla sua prima della stagione nella piccola Europa concessa alla Fiorentina.

Lavori in corso al Franchi, lavori in corso in casa Commisso. Lo stadio in divenire, la squadra anche, in pieno mercato, con qualche problema da risolvere. E i tifosi? Loro ci sono sempre, magari non quelli che arriveranno in campionato, però tutti hanno e avranno a che fare con questo strano orizzonte che azzera quelle che erano le nostre certezze fin da bambini.

La Fiesole è il cuore, con le colline alle spalle e il sole in faccia. Da quelle parti una volta c’erano i tamburi, si lanciavano cori, si contestava o festeggiava, si urlava, si malediva, si soffriva e si godeva. Colline alle spalle e sole in faccia, anche quando questo picchiava forte e tornavi a casa che sembravi appena sbarcato dopo un viaggio ai Caraibi. O a Baratti, fate voi. E dall’altra parte? La Ferrovia, naturalmente. Un tempo ci andavano molti tifosi della squadra avversaria, quelli poi spediti nel cosiddetto formaggino. In Ferrovia comunque i biglietti erano più facili da trovare, era un luogo di culto, ma non il tempio, il luogo dove cantava il Collettivo, dove Batistuta correva dopo un gol, dove buttarla dentro faceva venire giù tutto. La Fiesole era quella che prendeva posizione. Era da lì che partivano messaggi, per tutti. Vuota per protesta contro Cecchi Gori nei giorni più difficili, silenziosa a tempo determinato contro il sistema avariato del calcio prigioniero delle tv. Era il palcoscenico per personaggi della storia parallela a quella della squadra. Da lì partivano le trasferte in tempi lontani, quelle dove il ’Pompa’ guidava gli altri in corteo lungo le strade di città ’nemiche’.

Sotto la Fiesole corse Alberto Malesani alla prima di campionato. Una corsa buffa e disordinata come quella di un bambino che non sa come gestire la felicità. Sotto la stessa curva corse Terim l’imperatore, non c’era niente di più bello del condividere un abbraccio ideale nel momento più bello. Là dove quella solitaria gru aspetta di tornare a brucare terra, nascevano le coreografie che hanno segnato la storia. Troppe da essere ricordate. Ne basta una: DA 13, e le lacrime sembravano pioggia. Adesso, senza la Fiesole, tutto sembra così strano. Certo, fa parte del gioco. Non sorprende l’idea, è la visione che manda in tilt i sensi e le emozioni. Poi che c’entra, tutti sapevano che c’era un trasloco in corso. Dalla Ferrovia se non altro vedi le colline. Ma stavolta è notte e non vedi neanche quelle. Ok, non devi fare il giro. Tutto lo stadio si è spostato verso viale dei Mille, verso il campi di atletica, verso il Mandela Forum. Da li adesso partono i cori e tutto il resto. Sul campo la Fiorentina e oltre la porta laggiù un telo bianco che copre, ma neanche tanto bene, la buca dei lavori in corso. Pensionati di tutto il mondo unitevi, c’è roba interessante da osservare. Ma non oggi, oggi c’è la partita, c’è la Fiorentina in campo (più o meno), c’è da ricominciare una storia fiorentina che ha quasi cento anni. Novantotto, per la precisione. E allora tu che avevi visto tutto adesso hai visto di più. Hai assistito alla sparizione di qualcosa che pensavi eterno, almeno nel tuo cuore. Certo, lei ritornerà. E tu la ritroverai.

Non sarà la stessa, quella piena di storie e di ricordi, ma anche quella da dove la partita la dovevi immaginare, magari sotto l’acqua, coi piedi zuppi e la gola che diventava viola come la maglia della tua squadra del cuore. Ma questo è adesso. Una corsa contro mano, una musica che adesso ti arriva da un altrove e laggiù il silenzio, con quella ruspa rossa e malinconia che sembra dirti: ’porta pazienza amico, stiamo lavorando per te’. E tu avrai pazienza. Ami la viola, è il tuo mestiere.