Cosa fare ora per migliorare decoro e sicurezza della città dopo la rimozione delle prime keybox? I fiorentini puntano su maggiori controlli nei quartieri, rispetto delle regole, più parcheggi e la battaglia per un turismo sostenibile, dal mercato degli affitti da riequilibrare alla paccottiglia da eliminare. In generale, i residenti vorrebbero ’ritrovare’ la loro città. Filippo Bolognini, che abita in collina ma frequenta il centro, apre il coro: "Io non vivrei mai a Firenze. Qui non c’è più niente che è stato pensato e costruito per il cittadino. Ci sarebbe da rivalutare ogni cosa: dal turismo alla sicurezza pubblica". La rimozione delle keybox divide i cittadini. Se in tanti, infatti, reputano che "la battaglia per riqualificare la città non è certamente togliere delle scatolette", come dichiara l’edicolante Isabella Bondi, altri approvano la battaglia del Comune ma solo in parte. Emanuela Alercia ad esempio dichiara: "Sono d’accordo sulla rimozione soltanto nei casi in cui le keybox sono poste su mura storiche. Negli altri, credo che agevolino il soggiorno dei turisti. Il Comune dovrebbe pensare ad altro, come ad inserire più colonnine per le bici elettriche e fornire maggiore sicurezza pubblica".
"Si stanno perdendo l’artigianato toscano, le trattorie che tramandano la nostra cultura culinaria per un’eccessiva globalizzazione che invade il centro storico – è l’opinione di Alessandro Biggio – l’ex sindaco Nardella aveva fatto una cosa sensata nel limitare kebab e attività simili". Le statuine e i grembiuli con i genitali del David? "Di cattivo gusto, ma le leggi le fa il mercato. Il Comune dovrebbe controllare il rispetto delle regole".
"Da ragazzo una delle gite domenicali preferite dei fiorentini era San Frediano a curiosare e comprare tra i laboratori artigiani – racconta Enrico Nencioni, 85enne, artigiano in pensione – e d’estate venivano gli studenti a imparare. Poi queste attività hanno cominciato a chiudere e sono state sostituite da negozi di paccottiglia o catene standardizzate. Gli affitti dei fondi ora sono costosi, la politica dovrebbe pensare a questo. Bisogna poi incentivare le scuole artigianali"
Per Marco Cimmino "la città deve imparare a stare al passo con i tempi e le keybox, sempre se non danneggiano le mura storiche, hanno una loro funzionalità. Perché non pensiamo a riqualificare alcuni quartieri? Alle Cascine hanno costruito la ruota panoramica per nobilitare la zona, però sicuramente non basta. Ci sono gli stessi problemi di prima". Secondo Francesco Ostili la rimozione delle scatoline "doveva essere l’ultima azione da fare", mentre Fabio Figus punta l’attenzione sulla ’sua’ piazza dei Ciompi, dove lavora: "Ci sono tossici, persone che spacciano e abusivi. Sarebbe bello se questa piazza fosse frequentata dai bambini con i genitori". Poi Costanza Casagli, classe 2002: "Questa è una città fatta su misura per il turista, non c’è niente che sento che possa richiamare me". Gabriele Guidotti, coetaneo di Costanza, aggiunge: "Purtroppo qui sta diventando un centro commerciale a cielo aperto. E non c’è più niente di locale". Lapo Capaldo conclude le opinioni dei ragazzi: "So che le keybox sono emblema dell’overtourism, ma trovo che giocare con i simboli non sia una soluzione in grado di poter portare a un vero cambiamento".
Cosa vorrebbero, allora, i cittadini? "Più controlli. Non si vedono molte pattuglie in giro per le strade – risponde Angelo Spinelli – anche se, devo ammettere, io abito in Sant’Ambrogio e questa zona è molto tranquilla. E trovo che lo smantellamento delle keybox sia giusto". Mauro Agresti invece mette sul tavolo la perdita di negozi storici e quindi d’identità ("Stanno chiudendo tutti, questo è un grande dispiacere").
Ma attenzione a demonizzare il turismo tout court: "La mia attività è aperta da 88 anni, lavoro molto con residenti e turisti – dice Fabio Morgese – Il turismo è una fonte di ricchezza e lustro, non di problemi, ma bisogna incentivare i fiorentini a rimanere a vivere qui: in questa strada ormai ci sono solo tre famiglie. Il degrado comincia dalla disaffezione al quartiere". Giulia Ricci, residente in Oltrarno, si lamenta invece che "non c’è più vita di comunità", mentre Filippo Fabbri chiede "sgravi sugli affitti dei residenti".
Lavinia Beni
Carlo Casini