"Georgofili: le voci, i volti, il dolore" La strage di trent’anni fa in un libro

Domani la presentazione. Oblate, sale intitolate a Capolicchio e Maggiani Chelli

"Georgofili: le voci, i volti, il dolore"  La strage di trent’anni fa in un libro

"Georgofili: le voci, i volti, il dolore" La strage di trent’anni fa in un libro

FIRENZE

La ricostruzione di quella notte di trent’anni fa attraverso gli occhi di chi c’era. La lettura di quella stagione stragista, con le testimonianze di chi ha indagato. Le prossime prospettive a complemento della verità giudiziaria raggiunta. "Georgofili: le voci, i volti, il dolore a trent’anni dalla strage" è il volume, realizzato da La Nazione, che verrà distribuito in abbinamento gratuito con il giornale venerdì 26 maggio. L’opera è stata realizzata con il contributo di Fondazione Cr Firenze e Coop.Fi. Domani alle 15.30, nella sede dell’Accademia dei Georgofili (Logge degli Uffizi Corti), Agnese Pini, direttrice di Qn-La Nazione, il Resto del Carlino, Il Giorno, presenterà il volume. Parteciperanno Massimo Vincenzini, presidente dell’Accademia dei Georgofili; Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana; Dario Nardella, sindaco di Firenze; Luigi Salvadori, presidente della Fondazione Cr Firenze; Claudio Vanni, responsabile relazioni esterne di Coop.Fi.

E’ previsto l’intervento di Luca Tescaroli, coordinatore della direzione distrettuale antimafia di Firenze.

Alle 1.04 della notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 un’autobomba esplode in via dei Georgofili a Firenze, sotto la Torre dei Pulci, nei pressi della Galleria degli Uffizi, uccidendo cinque persone, Fabrizio Nencioni e Angela Fiume, le figlie Nadia di 9 anni e la sorellina Caterina di 50 giorni, e lo studente Dario Capolicchio. Nell’attentato restano ferite 38 persone e il patrimonio storico-artistico gravemente danneggiato. A trent’anni dalla strage voluta dalla mafia terrorista per piegare lo Stato e costringerlo a scendere a patti sulle leggi sui pentiti e il carcere duro, La Nazione ripercorre in un libro quei drammatici fatti. Lo fa attraverso il racconto dei suoi giornalisti che furono impegnati sul campo, il ricordo dei testimoni, le interviste a magistrati e investigatori che condussero le indagini e ottennero gli ergastoli. Soltanto uno, di quei condannati, mancava all’appello. Era il superlatitante Matteo Messina Denaro. Nel gennaio scorso è stato arrestato: l’operazione che ha consentito la sua cattura è stata chiamata Tramonto, come l’ultima poesia scritta da Nadia.

Ieri, intanto, Palazzo Vecchio, ha ricordato Capolicchio e Giovanna Maggiani Chelli, storica presidente dell’associazione delle vittime recentemente scomparsa, intitolando loro due sale della Biblioteca delle Oblate.

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