"Dall’alluvione siamo senza un tetto"

Il disastro di Ferragosto spazzò via il ponte romano lasciando quattro famiglie per strada: "Aiutateci"

di Andrea Settefonti

Fango, massi come bombe, detriti. E acqua. Tanta acqua che ha invaso case e stanze, ha portato via auto, moto e mobili.

Il ricordo della tempesta di Ferragosto scatenatasi alle 23,30 è ancora vivo nella memoria di Elena Baldini. Che di quei tragici minuti porta anche segni fisici: una clavicola fratturata e il braccio con il tutore. Adesso Elena e le altre famiglie di Cintoia Bassa chiedono di non essere lasciate sole.

"Da quella notte siamo fuori casa e isolati. L’unica via di accesso, il ponte romano, è distrutto e allora non possiamo stare nelle nostre abitazioni. La notte ci arrangiamo, andiamo a dormire a casa di parenti o amici", racconta a La Nazione. Quella della signora Baldini è stata colpita dalla piena del rio Villamaggio Sezzatana insieme ad altre tre abitazioni. "Ci sono stati danni gravi alle persone e alle cose. La piena mi ha portato via una macchina due moto. Vogliamo un incontro con il Comune e con il Genio Civile per capire chi deve fare cosa. Il tempo passa, le allerte continuano ad arrivare e noi ogni volta siamo con il patema d’animo. E poi l’inverno si avvicina e ci sono ancora da fare i lavori. Si cammina sulla terra che diventerà fango, il ponte ora è una passerella di legno".

Perché, come sottolinea Baldini, "Il Comune si è limitato adoggi ad emettere un’ordinanza di inagibilità per le nostre abitazioni, a tempo indeterminato. Inagibilità dovuta solo al ponte danneggiato, unica via di accesso". Secondo gli abitanti della zona, "Comune, Genio Civile e Protezione civile si stanno rimpallando competenze e responsabilità, sia nel mettere in sicurezza il fiume che nel ridare libero accesso a noi residenti. Solo perché siamo quattro famiglie e non un paese intero, non per questo è giusto lasciarci candire tra le varie burocrazie".

Baldini ribadisce che la necessità di trovare una soluzione è data anche "dal fatto che qui ci vive una ragazza invalida, che ha bisogno dell’ossigeno". A Bagno a Ripoli, continua, "il Comune ha aperto uno sportello dopo che la Regione ha dichiarato lo stato di calamità. Noi non sappiamo come fare".

Poi riaffiorano i ricordi. "Ero a spalare fango nel seminterrato quando sono stata travolta dall’ondata. Sono arrivata con la testa a 30 centimetri dal soffitto. Mio marito, invece era nello stanzone, è stato trascinato via. Io ad un certo punto ho trovato la porta del bagno, l’ho aperta, ero sommersa dall’acqua. Poi ho trovato al mano di mio figlio che mi ha tirata su".

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