Dai giorni dell'emergenza al futuro, la città che aspetta e crea l'abbraccio

Un video di Domenico Costanzo, con il testo di Luisa Puttini Hall, sulla vita silenziosa nella Città del Fiore e la sua metropoli che si prepara al domani

Il sindaco di Firenze Dario Nardella

Il sindaco di Firenze Dario Nardella

Firenze, 3 aprile 2020 - “Nel periodo di culmine dell'allergia diffusa... le colline in lontananza cominciarono ad acquistare contorni più netti, ma l’aria si offuscava e le morbide alture all'orizzonte sembravano liberare nuvole di malva. Presto anche il cielo sopra di loro fu percorso da cumuli grigi sempre più veloci e strapazzati dal vento”... Firenze, metropoli con un cuore pulsante, che attende e lavora con fantasia, che aspetta l'ora in cui i cittadini potranno finalmente abbracciarsi dopo l'emergenza dettata dal Coronavirus. Un volo nella città che sa fermarsi e ascoltare nel silenzio le voci delle vittime dell'epidemia e con esse prepararsi al futuro.
 
Dalle immagini del Sindaco Dario Nardella che ricorda le vittime in piazza della Signoria alla città che si raccoglie come può fino all'abbraccio finale, il video 'Il cuore di Firenze', realizzato dal regista Domenico Costanzo con l'Ufficio Stampa della Città Metropolitana, è accompagnato da un testo tratto dal romanzo 'Allergia' della scrittrice milanese e fiorentina Luisa Puttini Hall (ed. Moby Dick, 2013) e autrice, tra l'altro, di due raccolte poetiche ('Non è tempo di pettirossi', 2016; 'Alberi maestri', 2019, entrambi per l'editrice 'La vita felice'). La scrittrice prefigurava un mondo in cui solo pochi resistono all' “esterno”, all'aria aperta e a quel contagio che toglie il respiro e gonfia i corpi. I sopravvissuti si sono suddivisi per libera scelta tra quelli che stanno fuori e quelli (“i refrattari”) che vivono in città protette sotto cupole di vetro, nelle quali è stato possibile entrare per sfuggire all'allergia ma dalle quali si esce poche volte, per tappe legate ai cicli di studio, quando tute ben strutturate proteggono dal virus e al tempo stesso consentono, dopo un viaggio con macchine speciali, di raggiungere luoghi abitati, anche per parlare con chi è restato di là. Ed è il viaggio che compie un gruppo di studenti e professori dopo diversi anni dal manifestarsi dell'allergia. “Il sole proiettava chiazze di ombra in corsa sul terreno mentre un pallido arcobaleno annunciava la pioggia... nessuno era mai stato bagnato dalla pioggia, nessuno aveva mai abbracciato una simile ampiezza d'orizzonte... Quando pensava al mondo gli risuonava soltanto la vacuità della parola, una specie di fantasia senza riscontro, fatto di lontane periferie, divise da.immense distese... L’allergia aveva... svuotato le città, chiuso le possibilità di contatto.... Se solo fosse stato libero di respirare nell’aria, avrebbe percorso terre e mari .... La città protetta era stata pensata come una macchina perfetta e autonoma, ma per quanto tempo? ... La ricerca avrebbe trovato nuove vie e ... tutti sarebbero vissuti di nuovo all’esterno”. Michele Brancale 

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