"Costretto a chiudere dopo quarant’anni"

Getta la spugna Vetulio Bondi, uno dei gelatai più conosciuti: "Abbiamo perso il 90% degli incassi, via Nazionale è un deserto"

Vetulio Bondi titolare della storica gelateria all’angolo tra via Faenza e via Nazionale

Vetulio Bondi titolare della storica gelateria all’angolo tra via Faenza e via Nazionale

Firenze, 8 luglio 2020 - Non ce la farà a spegnere le 40 candeline la gelateria del Bondi, che ha tirato su la saracinesca nel 1982 all’angolo tra via Faenza e via Nazionale. Il 30 ottobre, se la situazione rimarrà la stessa, l’attività chiuderà per sempre e San Lorenzo perderà un altro pezzo della sua identità. A dare l’annuncio è il titolare Vetulio Bondi, maestro gelatiere, presidente dei Gelatieri artigiani fiorentini e vincitore di numerosi riconoscimenti tra cui il premio Personaggio di Italia a tavola 2018 categoria Pasticceri. Come siete arrivati a questa decisione? "Abbiamo perso il 90% degli incassi, basta guardare via Nazionale: dalla Stazione a piazza Indipendenza tutti gli alberghi sono chiusi. Da un flusso di circa 4mila persone siamo passati al nulla. E’ peggio che nel dopoguerra, perché allora le persone avevano voglia di tornare a rivivere la quotidianità. Oggi ci ritroviamo in un centro disabitato dai residenti e svuotato di turisti". Durante il lockdown avete tentato di rimanere a galla con le vendite d’asporto. Poi cosa è successo? "Il servizio di consegna a domicilio non è andato malissimo ma da quando abbiamo riaperto il 4 maggio non abbiamo visto più la luce. Faccio il 10% di incassi rispetto all’anno precedente. Se arrivo a 70 euro al giorno vuol dire che la giornata è andata bene… ma con queste entrare è insostenibile tenere aperta l’attività. Solo di utenze, pago 50 euro al giorno. E non sono l’unico, noi imprenditori del centro siamo sulla stessa barca". Dalla fine del lockdown Firenze si è spaccata in due, da una parte le periferie che sono tornate a vivere, dall’altra il centro storico. "Io sono nato in centro e ancora oggi ci vivo e lavoro. Ricordo che negli anni ’80 San Lorenzo era uno dei quartieri più popolosi della città. Poi con lo sviluppo della città metropolitana e delle periferie tante persone lo hanno abbandonato. E oggi, che anche i turisti hanno lasciato Firenze, ne risentiamo gli effetti". Cosa possono fare il Comune, la Regione e il Governo per aiutare i piccoli imprenditori? "Sia il Comune che la Regione hanno fatto quello che potevano e che rientra nelle proprie competenze. Il Governo fino ad oggi ha fatto scelte discutibili: dalla gestione della cassa integrazione che non è arrivata, agli aiuti che sono ridicoli". Quali sono le sue proposte? "Bisogna aiutare le città come Firenze, Venezia e Roma, con un piano di sostegno economico vero. Fino a ora abbiamo avuto solo briciole. Non dimentichiamoci che le nostre aziende producono il 15% del Pil nazionale e a Firenze danno lavoro a 10mila persone. Andrebbero azzerate le tasse, non possiamo pagare per servizi di cui non abbiamo usufruito". Quindi se la situazione non cambia alla fine di ottobre chiuderà la sua azienda? "E’ una decisione sofferta che fa male al cuore. Per me, la mia famiglia e i miei dipendenti che sarò costretto a licenziare. Ce la stiamo mettendo tutta ma i nostri sforzi, da soli, non bastano". Rossella Conte © RIPRODUZIONE RISERVATA

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