Firenze, 20 luglio 208 - «Ieri è successo a Chiara, ma domani chissà che non possa succedere a me. Perché io Chiara la capisco... e le sono più vicina che mai. So cosa significhi viaggiare con i farmaci salvavita in tasca sapendo che il peggio può comunque succedere». Sono le parole affidate a Facebook da Martina Stratini, 22 anni, di Pontassieve, in merito alla tragedia di Chiara Ribechini, morta per shock anafilattico dopo una cena al ristorante. Studentessa-lavoratrice di scienze politiche, Martina ha più o meno la stessa età e soprattutto il medesimo problema di Chiara: un’allergia multipla grave. Così, anche se di solito è un vulcano di dinamismo e spensieratezza, a tavola si trasforma e diventa metodica e pignola. D’altronde ogni errore potrebbe costarle la vita.
Quando hai scoperto di essere allergica?
«Lo sono sempre stata. Alla nascita i medici notarono alcune reazioni cutanee e capirono che i primi attacchi allergici erano avvenuti già in gestazione. Di norma le prove allergologiche si fanno a due anni, ma vista la gravità venni sottoposta all’esame a due mesi».
Cosa emerse?
«Che ero allergica al 90% degli alimenti: quasi tutto tranne il latte materno. Per questo mia mamma ha proseguito l’allattamento il più possibile. Poi, pian piano, con l’aiuto del Meyer e del dottor Elio Massimo Novembre, ho iniziato a introdurre nuovi cibi. I primi sono stati soia, sogliola e carne d’anatra, cotta ad alte temperature per abbassare il contenuto proteico. Oggi va meglio: ho ‘solo’ un’allergia di livello 100+ cioè altissima al frumento, oltre che alla frutta secca».
Questo ha condizionato la tua vita?
«Da piccola ero minuta e sono cresciuta più lentamente degli altri. Ma i problemi, oggi come ieri, li ho fuori dall’ambiente domestico. Andare al ristorante o in vacanza non è semplice. Scelgo sempre gli stessi locali e in vacanza prendo appartamenti e non hotel, per poter cucinare».
I genitori di Chiara hanno parlato di scarsa sensibilità al tema, che ne pensi?
«Verissimo! Scarsa sensibilità e grande ignoranza. E non parlo della gente comune. Mi fanno rabbia quegli addetti ai lavori (non tutti ovviamente) che non sanno dire se nel menù ci sia o meno un ingrediente, o che confondono l’intolleranza al glutine con l’allergia al frumento. A volte, quando spiego la mia situazione, vedo i ristoratori terrorizzati: difficile poi mangiare tranquilla».
Cosa consigli a chi ha allergie gravi?
«Vorrei dare prima un consiglio a chi opera nella ristorazione o nell’accoglienza: prepararsi sul tema. Conoscere le allergie significa gestire tranquillamente i clienti che le hanno. A chi è allergico invece voglio dire di portare sempre due punture di adrenalina e non una sola, che può rompersi o non funzionare bene. E poi parlarne e parlarne. Per questo ho messo il post su Facebook: far conoscere meglio le allergie può davvero salvare delle vite».
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