
di Elettra Gullé
"Uscire alle 15 è un po’ pesante perchè pranzeremo all’ora della merenda ed inizieremo tardi a studiare, un’ora e mezzo dopo rispetto all’orario cui eravamo abituati. Ad ogni modo, rivederci finalmente in presenza è stato bellissimo". Mattia Bevicini frequenta la prima all’istituto Sassetti-Peruzzi. Alle 15 l’ultima campanella suona e tutta la classe sciama in cortile, festosa. "Siamo contenti perchè con la Dad si capiva veramente poco – ammettono gli studenti –. Il rientro al 50% rappresenta una giusta via di mezzo. Tutti i giorni in casa è deprimente. Adesso, almeno, a giorni alterni possiamo riassaporare il piacere di stare insieme".
Seconda prima campanella quella di ieri per metà degli studenti delle superiori: 21mila gli allievi della Città metropolitana tornati sui banchi. Per evitare assembramenti all’ingresso, le scuole su suggerimento della prefettura hanno fatto subito entrare i ragazzi, alla spicciolata. Ecco che ad esempio al classico Galileo le porte sono aperte dalle 7,47. La prima ora inizia alle 7,55 e, così, gli alunni varcano l’ingresso uno alla volta, sotto la supervisione dei custodi, presenti in buon numero. Il liceo di via Martelli era già partito da settembre con la didattica duale al 50%.
"Abbiamo tutta la scuola cablata per una didattica a distanza di qualità anche sotto il profilo tecnologico", dice la preside, Liliana Gilli. I suoi ragazzi, al massimo, escono alle 13,10. Alle 14,15 l’ultima uscita al classico Michelangelo. I presidi dei licei hanno puntato i piedi: "Non possiamo traslare più di tanto le lezioni. Qui da noi i ragazzi devono studiare, e sodo, tutto il pomeriggio. Impensabile che tornino a casa tardi". Ci sono invece istituti costretti a sfruttare anche le ore pomeridiane per gestire al meglio le presenze nei laboratori.
Ecco che all’Itis Leonardo Da Vinci l’ultima campanella suona ad un’orario un po’ improbabile per una scuola, alle 18,05. "Ma non è strano per noi - dice il dirigente, Marco Paterni -. Succedeva anche prima dell’emergenza Covid perchè, per consentire la presenza dei ragazzi nei laboratori, abbiamo bisogno di spingere parecchio in là l’orario. I nostri ragazzi sono abituati". Incastri non facili al tecnico agrario, dove si è optato per moduli orari ridotti per permettere ai docenti di fare sia didattica in presenza che a distanza. Disagi a parte, prevale comunque la felicità: "I giovani erano quasi estasiati. Non vedevano l’ora di tornare. Il grande timore di tutti è che si debba far dietrofront per via del peggioramento della situazione epidemiologica". Volti sorridenti anche all’Itt Marco Polo. "Finalmente ci siamo potuti rivedere negli occhi", dice il docente di Diritto, Roberto Mannucci. E Maria Rita Lungo, che insegna Matematica: "In Dad si procede, ma con grande fatica. È stato bellissimo rivedere i miei ragazzi di quinta".
Adesso, com’era immaginabile, si sommano i compiti in classe da qui alla fine del primo quadrimestre. "Molti prof non considerano attendibili le prove fatte in Dad e così ci hanno riempito di verifiche", sbuffa Lara Chini del Marco Polo. Ma Ludovico Arte, dirigente dell’istituto, tende una mano ai ragazzi: "Capisco che i voti manchino, ma ho invitato i miei docenti a non aggiungere stress a stress. Del resto abbiamo cinque mesi davanti. Casomai, meglio utilizzare l’opzione del ‘non classificato’ e rimandare al secondo quadrimestre una valutazione più obiettiva".