Gabriele
Canè
Oggi i vertici di Palazzo di Giustizia ci diranno come vanno le cose in Toscana. Probabilmente meno peggio di come le viviamo, perché le statistiche, come noto, dimezzano i polli e forse anche i reati. L’osservatore, però, si guarda attorno e scuote la testa: sul rispetto della legalità, proprio non ci siamo. O almeno ci siamo molto meno di quanto la gente ha il diritto di aspettarsi. Anche da chi dovrebbe dare segnali netti e chiari. La politica, ad esempio. Il no allo stralcio delle cartelle esattoriali deciso dalla giunta comunale, cioè il no alla cancellazione degli oneri accessori delle multe fino a 1000 euro non pagate dal 2011 al 2015, cinque milioni di euro, è un provvedimento condivisibile. Chi sbaglia è giusto che paghi, e chi non ha pagato è giusto che non abbia sconti. Si potrebbe ragionare sul multificio messo in piedi per fare soldi e non certo per garantire la sicurezza stradale, ma questo è altro discorso. La decisione è giusta, ma le beghe interne al Pd, l’hanno fatta scivolare nei tempi e cadere nel grottesco. Dal che dobbiamo dedurre che della legalità e del suo rispetto giustamente invocato dal sindaco Nardella, a questi eletti dai cittadini interessa molto meno delle primarie di partito. Evviva! Poi la cronaca di tutti i giorni. La banda che imperversa in Piazza Dalmazia, uno spazio talmente vasto, sterminato, da non poter essere controllato e bonificato. Evidentemente. Non parliamo degli 8(!) mascalzoni che hanno rapinato un rider, 100 euro guadagnati consegnando pizze, o della centrale di spaccio in Piazza stazione. Episodi degli ultimi tre giorni, più o meno uguali a quelli di tutti i giorni e meritevoli probabilmente di un tavolo cittadino in cui si vari sul serio un piano per riportare, nei limiti del possibile, l’allerta sotto il livello di guardia. Impresa che non richiede ricette stellate, ma un piatto semplice, casalingo: il rispetto della legalità. Appunto.