Il nuovo impianto sportivo, l’occasione smarrita della bellezza

Il commento

Ilaria Ulivelli

Ilaria Ulivelli

Firenze, 26 novembre 2019 - Peccato. Anche se è odioso rammaricarsi senza proporre soluzioni alternative, dopo averci provato non resta che prendere atto del fallimento. Consapevoli che Firenze forse ha perso un’altra occasione per rinnovarsi nella sua straordinaria unicità. Una serie di circostanze favorevoli avevano infatti offerto alla città la possibilità di fare del Franchi uno stadio unico al mondo, un gioiello dell’arte e del design. Contaminando la storia con l’innovazione della tecnologia, come aveva fatto il genio di Brunelleschi realizzando la cupola del Duomo, all’epoca opera molto discussa per il suo ardire.

Ciò che più amareggia è il fatto che non ci si sia neppure provato davvero, facendo squadra, tentando di limare le posizioni e stondare gli angoli acuti: tutte le parti sedute attorno a un tavolo. Così e solo così si poteva tentare l’impresa, accontentando tutti.

Relizzando uno stadio comodo per i tifosi; salvando un pezzo pregiato di architettura in calcestruzzo che, dopo quasi novant’anni di vita, necessita di cure; rispettando la destinazione d’uso prevista da Pier Luigi Nervi che lo ha realizzato per farlo essere uno stadio; non consumando altro suolo in una città piccola per dimensioni. E anche risolvendo i problemi dei residenti e dei commercianti del Campo di Marte: perché lo stadio rinnovato avrebbe permesso di ridisegnare il quartiere. E invece no. Non si è voluto o potuto trovare la quadra.

Ora in campo, di concreto, resta l’ipotesi Novoli. Purtroppo l’unica. Perché altre aree in città non sono state mai più prese in esame dal tempo della variante voluta da Renzi sindaco nel 2012. Non c’era un’altra soluzione? Nei perimetri della caserma Perotti dismessa a Coverciano, praticamente contigua al Centro tecnico di Coverciano o nell’ex Gonzaga dei Lupi di Toscana ai confini con Scandicci non era possibile? Interrogativi che ballano, mentre si corre verso la Mercafir, accelerando un percorso che, nonostante le migliori intenzioni, potrebbe essere accidentato.

Il primo scoglio non è la spaccatura del Pd in consiglio comunale dopo l’acuto del presidente del Q2 Michele Pierguidi, ma la cifra che sarà fatta dalla commissione di Palazzo Vecchio per la vendita dei terreni. Se non sarà il prezzo giusto, addio Commisso. E, quindi, addio stadio. Eppure non si può perdere un’altra occasione. Stavolta no. Perché lo stadio che nascerà dovrà essere bello come Firenze.

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