
Roberto D’Aversa a fine partita si è detto molto dispiaciuto per il triste epilogo ammettendo che gli ci vorrà del tempo per digerire questa retrocessione
di Simone Cioni
EMPOLI
Una retrocessione è sempre una sconfitta per tutto l’ambiente, ma ancora una volta l’Empoli ha dato una lezione di grande dignità nel saper accettare un verdetto del campo, arrivato nell’ultima giornata, ma che è lo specchio fedele di una stagione strana, in cui mai come quest’anno si sono intrecciati alti e bassi così diametralmente opposti. La miglior partenza in Serie A nella storia azzurra, la vittoria all’Olimpico contro la Roma mai colta prima, le semifinali di Coppa Italia mai raggiunte in oltre cento anni di storia eliminando la Juventus ai quarti, il più pesante ko in casa mai fatto registrare prima contro l’Atalanta (0-5), il più lungo periodo senza vittorie (20 gare), ma anche i diversi giovani fatti giocare o esordire nel massimo campionato. Dieci mesi vissuti sull’otto volante, in cui sono tanti i fattori che hanno inciso su questa amara conclusione.
Prima di tutto gli infortuni. Basterebbe togliere a qualsiasi squadra, anche le ‘big’ le pedine fondamentali che l’Empoli non ha avuto per tanto tempo, e state certi che anche loro farebbero fatica. Se a questo aggiungiamo il fatto che durante il mercato di gennaio la società non ha avuto la forza di poter intervenire come era necessario, anche se trovare un sostituto all’altezza del Pellegri che sembrava aver finalmente trovato la giusta continuità realizzativa prima del crac al ginocchio non era certo facile, senza nulla togliere a Kouame che per altro ha subito poi lo stesso destino. Ciò denota come sia sempre più difficile per realtà come l’Empoli rimanere in questa Serie A. Nonostante questo la squadra è riuscita ad arrivare all’ultima giornata ancora con buone chance di salvezza, o almeno di potersi giocare tutto nello spareggio, visti poi i risultati degli altri campi. Ed è qui che entra in campo il rammarico per i tanti punti persi per strada, per i grossolani errori sia nella propria che nell’area avversaria, per la gestione di alcune situazioni da quella del portiere a chi sembrava in procinto di partire a gennaio e poi invece è rimasto. Ancora ai troppi gol presi in avvio di partita nell’ultima parte di stagione o alle sfide chiave non interpretate al meglio, fino alla prova di domenica sera contro il Verona in cui dopo un buon primo tempo la squadra si è letteralmente dissolta nella ripresa.
"Se analizziamo la partita la squadra è stata contratta, come testimonia il primo gol preso da una situazione da fallo laterale – ha ammesso Roberto D’Aversa a fine partita –. Durante la settimana ho sempre detto ai ragazzi che questa partita andava giocata con calma, ma evidentemente la tensione l’ha fatta da padrona. Tuttavia non meritavamo di perdere, come successo in molte altre partite durante la stagione, ma è andata così. Inevitabile che i rimpianti ci siano, ma come ho detto ai miei ragazzi ero orgoglioso di questo percorso e non posso cancellare quello che penso dopo una singola partita. Nessuno ci ha mai regalato niente, ci siamo conquistati con il sudore e il sacrifico ogni singolo punto e se siamo arrivati all’ultima giornata con la possibilità di mantenere la categoria vuol dire che siamo stati all’altezza. Merito dei nostri ragazzi e dei nostri tifosi – ha concluso –, per me è un dispiacere enorme perché ci credevo ed ero convinto che ce la potessimo fare. Succede di cadere, ma l’importante è rialzarsi. Personalmente però mi ci vorrà del tempo per digerire questa retrocessione".
Continua a leggere tutte le notizie di sport su