Tutti a tavola al ristorante. Anzi no "Costi alti, lavorare non conviene"

A tu per tu con i ristoratori empolesi. Il 90% delle attività resterà aperto domani, ma c’è anche chi rinuncia. La categoria divisa sulla questione. "Diamo un servizio, finalmente torniamo a festeggiare con i clienti"

EMPOLI

"Il Natale? Si passa a casa con la famiglia". Lo ha detto Alessandro Borghese, il celebre chef tv che ha chiuso ieri il proprio locale di Milano per riaprire il 27 dicembre. Una scelta che fa discutere, che divide e invita alla riflessione. Abbiamo chiesto ai ristoratori empolesi un commento: viste le corse alla prenotazione tipiche delle festività e il tutto esaurito in diversi locali, chi decide di aprire e chi invece rinuncia agli incassi stellari per trascorrere il Natale con la famiglia? Luigi Di Dio Faranna ha tre locali in città. "La mia idea parlando con i dipendenti è stata quella di lavorare tutto dicembre rimanendo chiusi la sera di Natale e dell’ultimo dell’anno. Riapriremo il 3. È un’esigenza legata alle spese che per noi ristoratori sono arrivate alle stelle. Nei festivi poi il personale ci costa tantissimo, dovrei proporre il menù di Capodanni a 120euro a persona per assecondare le esigenze del mercato ma sarei fuori budget. Ecco perché per il primo anno ho deciso di lasciare liberi i ragazzi. Non l’ho fatto a cuor leggero ma il ristorante – dice il titolare del “Gradisca“ – è al 50% delle richieste, le famiglie con due figli si possono permettere di questi tempi, di spendere 60 euro a persona?".

Aperto domani a pranzo è il “Ciborgo“: "diamo un servizio – dicono dalla cucina – Ci ritagliamo altri periodi per stare con la famiglia. È il nostro mestiere e lo facciamo con piacere". "Facciamo i ristoratori – dichiara Fabrizio Bagni della trattoria Sciabolino – Lavorare a Natale, per Pasqua e a Capodanno è il bello del nostro mestiere. È un servizio che fa la differenza. Ci piace santificare le feste così, passandole con i nostri clienti che sono anche amici". I dipendenti del Bar Vittoria passeranno il pranzo di Natale in famiglia per poi indossare la divisa e rientrare a lavoro. "Chiudiamo dalle 13 alle 16 – anticipa il titolare Eros Condelli – È importante che che i ragazzi passino il pranzo a casa ma poi si riparte. Il pubblico esige un servizio e la città deve darlo. Veniamo da due anni terribili nei quali è stato difficile portare avanti il progetto imprenditoriale. Un gigante come Borghese – afferma Condelli, che è anche presidente Confesercenti – può permettersi di chiudere, noi no".

Serranda abbassata invece per “Al tredici“ il ristorante giapponese di Condelli. "Il sushi non è certo la prima scelta a Natale dove vince la tradizione. La chiusura è una scelta commerciale". Tutti a tavola alla trattoria “Da Cioffi“ dove non si rinuncia al pranzo di Natale. "Siamo molto contenti – afferma Manuel Cioffi finalmente è tornato un po’ di giro, è il primo Natale di ritorno alla normalità. Abbiamo tutto esaurito, spero sia lo stesso per tutta la categoria, per i colleghi".

E c’è chi dice no. Durante la settimana i ristoranti sono sempre pieni. "Ma il Natale è sacro anche per noi". Tra i favorevoli alla filosofia di Borghese c’è Damiano Mitra de “La Maison - Pizza & Pesce“ in piazza Farinata degli Uberti. Questo sarà un Natale in controtendenza per il titolare del locale ed i suoi dipendenti, è stata fatta una scelta di qualità: prediligere gli affetti. "Per la prima volta, nonostante ci siano state richieste, abbiamo deciso di chiudere il 25 e 26 dicembre – spiega Mitra – Ognuno di noi ha figli, nipotini che non vede mai. Ce li godiamo poco durante l’anno, nel settore della ristorazione è così. Ma almeno per questo Natale stiamo con i nostri familiari. Credo però che il 95% dei ristoranti in città sia aperto. La nostra è una scelta ragionata e maturata già da un anno". Della stessa idea Giovanni Avano del ristorante “20 posti“ entrato di recente nella guida Michelin.

"Siamo d’accordo con Borghese – conferma Avano – Non è produttivo tenere aperto nei festivi. I dipendenti lavorano contro voglia, costa tutto il triplo, fornitori e personale, non c’è convenienza. Vorremmo tutti stare a casa con i nostri cari, quindi sono convinto e seguo questa linea: Capodanno, Natale e feste in generale non si toccano".

Ylenia Cecchetti