Giro di vite sulle sagre. "Verranno dimezzate"

Norme più severe sui prodotti tipici del territorio

Franco Brogi, presidente regionale della Fiepet-Confesercenti

Franco Brogi, presidente regionale della Fiepet-Confesercenti

Empoli, 23 maggio 2018 - Tempi duri per chi organizza sagre sul territorio, sorridono finalmente i commercianti che operano nel mondo della ristorazione. Con la nuova proposta di legge sul commercio, la Regione Toscana si dice pronta a dare un giro di vite su uno degli argomenti più dibattuti degli ultimi anni, specialmente in una zona come l’Empolese Valdelsa. Secondo le stime di Confesercenti, in un’area dove si contano almeno un centinaio di manifestazioni in cui si mangia, si beve (e si paga) senza necessariamente trovarsi all’interno di un locale specializzato, almeno la metà rischiano di risultare fuori legge. E’ un’iniziativa, quella dell’ente regionale, che trova pareri favorevoli da parte dell’associazione di categoria, che a più riprese si era battuta in favore di norme più stringenti in materia di sagre. La prima e più importante, sempre secondo Confesercenti, è certamente la necessità, per chi organizza queste manifestazioni, di promuovere e valorizzare un prodotto tipico del territorio.

"Inaccettabile qui da noi – dice il responsabile locale Lapo Cantini – vedere eventi come la sagra della pizza, della bistecca o del pesce. Diverso il discorso se parliamo del carciofo a Empoli o della cipolla a Certaldo, tanto per fare alcuni esempi".

I più contenti sono certamente gli operatori del settore. "Era l’ora che sul tema sagre intervenisse la Regione – dice Franco Brogi, titolare del Fionn Mac Cool Irish Pub di Certaldo e presidente regionale Fiepet – visto che viene data, per la prima volta, una definizione coerente di cosa si deve intendere un evento di questo genere, ovvero «una manifestazione finalizzata alla promozione delle tradizioni enogastronomiche regionali e dei prodotti alimentari tipici» e che, come tale, «non può essere affidati a soggetti diversi dagli organizzatori», con i proventi che, obbligatoriamente, «dovranno essere usati solo per i fini statutari dell’associazione che li promuove. Previsto inoltre anche un limite temporale di 10 giorni consecutivi, dal quale sono però escluse le iniziative a carattere politico, sindacale, sportivo, religioso o organizzate da associazioni di promozione sociale, pro loco o soggetti scelti dal Comune attraverso procedure di evidenza pubblica".