
L’allenatore della Carrarese Antonio (Totò) Di Natale
di Alessandro Pistolesi
Cinque, forse otto minuti di terrore. Interminabili. Giovedì sera il tempo si è fermato nella villa di Totò Di Natale, in via di Ponzano. L’ex bomber dell’Empoli, ora allenatore della Carrarese, era tornato da poco dall’allenamento a Carrara, era steso sul divano, stava guardando la partita alla televisione quando gli hanno puntato una pistola alla testa. I rapinatori erano almeno quattro, incappucciati: due sono saliti al piano superiore per cercare gioielli e comunicavano con il resto della banda attraverso un walkie talkie. Uno choc enorme, ma Di Natale è riuscito a restare lucido. "Non toccate la mia famiglia", ha detto Totò quando i rapinatori hanno provato a sfilare la fede della moglie, secondo il racconto di chi gli è stato vicino dopo il terribile spavento. Totò ha poi consegnato l’orologio, un Daytona d’oro, dal valore di almeno 30mila euro. Nessuno per fortuna è rimasto ferito.
Ma la paura lascia il segno. E ieri Di Natale ha preferito non parlare. Di fronte ai microfoni dei giornalisti era schivo e riservato anche quando segnava una tripletta, figuriamoci dopo uno choc terribile come quello vissuto. Chi lo ha sostenuto in un momento così difficile lo descrive come una persona scossa ma non abbattuta. "Non ha dormito per tutta la notte – riferisce uno stretto conoscente –, ha chiamato una guardia giurata per sorvegliare la casa. Mi ha raccontato di essersi sentito toccato nel profondo, lo spavento è stato enorme. Ai ladri ha detto: ’Prendete tutto quello che volete ma non toccate la mia famiglia’. Un’esperienza terribile".
Di Natale, che ieri mattina avrebbe dovuto raggiungere Carrara per dirigere la seduta di allenamento, ha scelto di rimanere a casa per stare vicino alla moglie e ai due figli. Anche a distanza, tuttavia, Di Natale non ha mai smesso di occuparsi della sua squadra. Domani infatti la Carrarese sarà impegnata nella difficile trasferta sul campo della Viterbese. Ma ora c’è una cicatrice da rimarginare. Servirà del tempo. il pallone può aspettare.
Non è la prima volta che i ladri fanno visita nella sua casa. Già nel 2012 si era visto sottrarre monili e gioielli da una banda di ladri, fuggita non appena era entrato in funzione l’allarme. In quella circostanza i malviventi erano entrati in casa forzando una finestra. Nella fuga si erano lasciati alle spalle il ‘superfluo’. Parte della refurtiva era stata infatti abbandonata in strada, nei pressi di un’altra abitazione visitata dai malviventi dopo il primo furto a casa del giocatore. Tra gli oggetti recuperati, una piccola scatola con i dentini da latte di uno dei due figli del calciatore e un braccialetto identificativo per neonati.