Empoli, 20 maggio 2022 - Una partenza al fulmicotone per il Dem Festival, con la sala centrale piena in ogni ordine e grado di posti per il ritorno del grande ex: Matteo Renzi. Che, diciamolo, come si tiene in pugno una platea lo sa, ma che, se niente niente fiuta che un po’ sta giocando in casa, si scatena e mentre parla di politica con la P maiuscola raccoglie applausi a scena aperta e risate sincere mentre racconta come ha fatto a farsi dare 30 milioni di euro da Berlusconi che era al governo quando lui faceva il sindaco a Firenze. Disinvolto e sicuro anche davanti alle domande più insidiose fatte dalla direttrice de LaNazione, Agnese Pini, con lui sul palco del Dem Festival. Per uno che ha governato tutto, non è un controsenso stare ai margini della politica? "Abbiamo rappresentato una speranza partendo dalla Toscana e quando abbiamo fatto la legge sui diritti civili l’abbiamo fatta rischiando e così per la riforma del terzo settore e del caporalato, ma anche il jobs act che ha fatto 1,4 milioni di posti di lavoro stabili. Abbiamo fatto tutto basandoci su una speranza. Parliamoci chiaro. La battaglia per il referendum la rifarei subito, era decisiva. Col referendum si è rotto qualcosa, ma va detto che se col quaranta per cento del Pd abbiamo fatto cose importanti, con il 4% di Italia Viva abbiamo salvato il Paese da una deriva populista. Questo è fare politica". Nel 2016 è andata come è andata, ma si dimetterebbe di nuovo? "Sì. Ho fatto benissimo a farlo. Anche se non avessi detto che mi sarei dimesso prima del referendum. C’era una situazione di rabbia verso di me che non poteva andare avanti. Napolitano mi disse di andare e fare le riforme e le riforme non erano passate. ...
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