La musica, rifugio prezioso contro la tristezza

La pandemia ci allontana, le note invece ci avvicinano: sono un’ancora di salvezza. E suonare uno strumento diventa come poesia

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Durante il periodo critico che stiamo vivendo a causa del Covid-19, la musica ci ha aiutato a superare la solitudine e la tristezza. I mezzi tecnologici e le piattaforme digitali ci hanno permesso di seguire tutte le lezioni, comprese quelle musicali, in didattica a distanza; così, ognuno con il proprio strumento, abbiamo continuato a esercitare la nostra passione e a condividere le nostre emozioni suonando insieme, anche se lontani. Le misure di sicurezza introdotte dal virus non hanno permesso di organizzare gli affollati concerti tanto attesi nella nostra scuola, ma non hanno fermato la nostra voglia di fare musica.

A gennaio, rispettando le normative, la scuola è riuscita a organizzare gli Open Day e noi studenti dell’indirizzo musicale abbiamo potuto mostrare ai bambini e ai loro genitori il costante lavoro e la profonda dedizione con cui abbiamo cercato di superare le difficoltà di una situazione totalmente fuori dall’ordinario. Abbiamo intervistato i professori che portano avanti con entusiasmo e professionalità l’indirizzo musicale nella nostra scuola: abbiamo chiesto loro che valore abbia avuto la musica nella loro vita e cosa li abbia spinti a voler trasmettere questa passione ai giovani.

L’insegnante Miguel Cheti fin dalla terza elementare suona la chitarra e il flauto traverso; è appassionato di jazz, metal e musica moderna. "Per me la musica è tutto – ci dice –: lavoro, passione, la cosa che mi fa star bene. La musica ci circonda, ed è bello suonare insieme". Alice Ulivi, docente di pianoforte, suona da trent’anni; si è avvicinata a questo strumento su consiglio della mamma, ma quando ha iniziato a suonare è nata davvero la sua passione. Definisce la musica "un’ancora di salvezza, un aspetto personale, un luogo in cui rifugiarsi e un mezzo di comunicazione più diretto". Spera di trasmetterne il valore agli studenti, in modo che possano apprezzare pienamente questa forma d’arte. Andrea Fornai, insegnante di violino, si è innamorato di questo strumento sentendone il suono e ha deciso subito di imparare a suonarlo. Sostiene che "attraverso la musica non solo si comprende un linguaggio, ma si migliora se stessi. Nel suonare uno strumento bisogna cercare di dare il meglio di sé, di essere cooperativi e non competitivi. Quello della musica è un linguaggio ancora rivolto a poche persone, per tanti è visto solo come un passatempo, come un contorno e non come piatto principale". Conclude dicendo: "Quello che sono io nel bene e nel male è ciò che la musica mi ha insegnato, con questa vorrei trasmettere la mia visione del mondo".

Il professore e musicista Marco Soldaini ha seguito il padre che suonava la batteria, da lì è maturata la sua dedizione verso questo strumento. Per lui la batteria è "un modo per sfogarsi" e nel momento in cui è teso o arrabbiato concentra tutte queste emozioni nel suonarla. I nostri insegnanti ci hanno fatto capire come la musica non sia solo un momento di svago, ma un’occasione per migliorare ed esprimere se stessi. È un rifugio prezioso per noi ragazzi, esprime ciò che non può essere espresso a parole, è un linguaggio universale.