Il calcio sociale è nato nel quartiere di Cordiale a Roma. L’idea nasce al fine di far giocare a calcio i giovani che non avevano l’opportunità di poter giocare nelle società sportive riconosciute. Da qui nasce l’idea di includere tutti, anche chi per problemi sociali, economici e disabilità lieve, non riuscivano a giocare a pallone. L’iniziativa ha preso corpo a Empoli da diversi anni, il progetto si è affermato anche in altre città italiane: Torino, Cagliari, Montevarchi e in Europa a Monaco in Germania, Nizza, Budapest, Sofia e Norwich. Le regole si aprono nei principi dell’accettazione degli altri, dove nessuno dei giocatori può segnare più di tre goal e se capita che viene realizzato il quarto, quest’ultimo viene annullato. Tutti possono giocare, l’età dei giocatori parte dai dieci fino ai novanta anni.
Questi sono tutti titolari, senza che nessuno resti in panchina. Non esiste la figura dell’arbitro, ognuno deve essere consapevoli delle proprie azioni, un altro esempio di partecipazione aperta a tutti, è quella del fallo da rigore. Questo viene battuto dal giocatore che ha realizzato meno goal. L’obiettivo principale che si pone questo progetto, è quello di cancellare le differenze e consentire a tutti di giocare congiuntamente agli altri senza nessuna pregiudiziale.