"Io, mamma infermiera, vivo lontana dai miei figli"

La storia di una giovane donna che lavora in una casa di riposo: "E’ una tortura ma ho messo un materasso in soffitta e dormo lì, a distanza di sicurezza"

Infermieri al lavoro (foto generica - Germogli)

Infermieri al lavoro (foto generica - Germogli)

Empolese Valdelsa, 3 aprile 2020 - Da tre settimane non abbraccia né stringe a sé i suoi due bambini. Quando rientra a casa li saluta, ci parla, li ascolta, ma a distanza. Manda loro baci e sorrisi, ma niente contatti fisici. Silvia è una infermiera che lavora in una casa di riposo dell’Empolese Valdelsa, ma prima di tutto è una mamma e una moglie che per proteggere la sua famiglia a casa vive in isolamento. Ha deciso, insieme a suo marito, di riorganizzare la vita dentro le mura domestiche per tutelare gli affetti più cari.

«Ho messo un materasso in soffitta e dormo lì, vicina ai miei amori ma a distanza di sicurezza – racconta in una delle rare pause dal lavoro –. Se uno dei miei bambini o mio marito a causa mia dovessero ammalarsi di coronavirus non me lo potrei mai perdonare". La donna conosce colleghi che lavorano in strutture come quella in cui presta servizio lei che hanno contratto il virus.

"Potrebbero averlo preso sul posto di lavoro o da un’altra parte. Poco importa. Se sei asintomatico puoi però contagiare chi ti sta vicino. Il rischio c’è, è reale e fintanto non avrò fatto il tampone che la Regione ha detto farà a tutti noi operatori sanitari delle Rsa, non posso abbassare la guardia". Ormai è un rituale: quando torna dal lavoro la mamma-infermiera si sveste in una stanza a parte, si infila in doccia per ‘eliminare’ ogni traccia del nemico invisibile che potrebbe esserle rimasta addosso e si isola. La sua voce fa compagnia al resto della famiglia, ma non può essere fisicamente presente intorno alla tavola durante i pasti, sul divano a guardare un film insieme ai figli né giocare con loro.

«Per fortuna a casa abbiamo due bagni – prosegue la donna – e uno è riservato a me. Nessuno può entrarci fino a quando non passerà questo momento". Silvia si tiene lontano da tutto ciò che può comportare un rischio contagio. "Cucina mio marito che si prende cura dei bambini. Li aiuta nella didattica a distanza e in tutto quello di cui hanno bisogno – dice –. In questo momento è a casa lavora in modalità smart working. E’ stanco, lo vedo e lo capisco, ma abbiamo deciso di darci queste regole per il bene di tutti. Stringiamo i denti perché adesso è giusto così".

Anche i bambini hanno ben compreso che quella distanza mantenuta dalla loro mamma è amore e protezione. La più piccola ha 9 anni e anche se si dimostra forte e ben più matura della sua età, è pur sempre una bambina: ogni tanto cede e cerca un contatto. "L’altro giorno mi è arrivata in soffitta una sua letterina – confida la mamma col camice –. Mi ha scritto che le mancavano tante cose di me, gli abbracci, la possibilità di parlare e sfogarsi, il fatto che so come consolarla quando è triste. Tutto questo per lei è davvero una tortura. Lo è anche per me. Ma non durerà per sempre, questa è una promessa che faccio a lei e a noi tutti".

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