Cerbaie, benvenuti all’inferno. Nel bosco c'è un mondo di orrori

Ecco cosa c’è dentro la famigerata area verde, fra spacciatori e qualunque tipo di droga

La nostra cronista Samanta Panelli racconta il mondo dello spaccio di droga

La nostra cronista Samanta Panelli racconta il mondo dello spaccio di droga

Empoli, 19 agosto 2019 -  Poco  più di una decina di postazioni che si riempiono dalle 17.30. Piccole botteghe dalle insolite vetrine di frasche, foglie e rovi. Sul bancone cocaina, tanta, e hashish, meno gettonato ma presente, vedi il cellophane dalla nuance marrone rimasto nell’erba. Boutique da un centinaio di cessioni quotidiane, di media. Euro più euro meno, un incasso da 20mila euro al giorno, 25mila in ‘alta stagione’. Solo a vendere cocaina. Polvere bianca, la preferita da chi bussa alla porta degli spacciatori delle Cerbaie, in arrivo dalla Lucchesia, stando almeno ai verbali di arresto compilati dall’Arma nelle ultime settimane.

Un giro d’affari insospettabile se decidi di farti un tour nel polmone verde sulle colline di Fucecchio. In apparenza, il deserto. E’ mezzogiorno. Nessuna traccia di quella spudorata catena di montaggio operativa h 24. Chi comanda porta sui sentieri gli ‘operai’ da poche decine di euro al giorno, reclutati nella miseria, verso le 5 del mattino: giusto il tempo di passarsi le consegne e il telefono di servizio con chi ha fatto la notte, poi la giornata prende il via. Dosi già pronte da nascondere in attesa dei primi clienti dai 20 ai 50 anni di età, sia uomini che donne, altre da confezionare al bisogno. Tutte rigorosamente nelle stessa maniera. L’involucro è bianco, al tatto liscio. Plastica robusta. Con una manualità certosina, gli artigiani della dose sistemano il mezzo grammo scarso al centro, ripiegano più volte i lembi e infine termosigillano, aiutandosi con l’accendino. Tutto pronto, non resta che attendere il cliente e i suoi 40 euro necessari per fare shopping e gonfiare le tasche dei criminali. Loro un grammo di cocaina lo pagano 50 euro.

Via Pesciatina con le sue quattro postazioni è la strada più ‘commerciale’ a ora, ma chi compra sa bene che le saracinesche sono sempre aperte anche in via Montebono, via Val Grande, del Frullino, delle Pinete, Montebono, dell’Agrifoglio, delle Cerbaie. Tra Le Vedute, Torre, Galleno, Querce e Pinete, c’è solo l’imbarazzo della scelta, anche se, il giorno dopo il blitz dell’Arma, il livello di attenzione da parte dei fornitori è da allarme rosso. E allora quei boschi sembrano quasi sicuri. Puliti. Da scoprire. Così ti avventuri, tra radure e sentieri battuti che sembrano raccontare storie di trekking. Non fosse che poi ti rendi conto che quelle stradine sono vie di fuga o più banalmente viottoli tracciati per soddisfare richieste arrivate dal finestrino di chissà quale auto. Un fischio. Un colpo di clacson. Un attimo di pazienza e dalla boscaglia, a pochi passi da case e villette, esce il pusher. Tasche vuote, le mani no: non manca mai un bastone o un coltello, giusto per ‘tutelarsi’. Presa l’ordinazione, si torna nel bosco, si recupera la droga e si effettua la cessione, mentre un collega resta a guardia dello stupefacente e il tossicodipendente è a bordo strada. I segnali di chi arriva per comprare devono essere uditi forti e chiari e subito. E come faranno gli spacciatori con questo frinire di cicale appare davvero un mistero.

Camminando nella vegetazione non si avverte quasi il rumore dei propri passi. Per terra, in compenso, si leggono le tracce degli affari fatti: come briciole di Pollicino, ci sono i resti della fase di confezionamento. Poco distante, resti di cibo e scarpe da tennis abbandonate che sanno tanto di resti di fuga imprevista, tra rovi carichi di more dall’intenso colore blu-nero come i pantaloncini, lasciati insieme a una felpa. Evidentemente, per fare il turno di notte bisogna coprirsi prima di coricarsi in quel labirinto di viottoli che improvvisamente spariscono su un muro verde, naturale, oltre il quale è davvero impossibile andare.