Un impegno che si rinnova. Con i giovani per i giovani. Asev, l’Agenzia per lo sviluppo dell’Empolese-Valdelsa, sarà anche quest’anno tra gli sponsor del Campionato di giornalismo. E Tiziano Cini ha ben chiari in mente gli obiettivi.
Direttore, perché Asev aderisce all’iniziativa?
"Riteniamo che il Campionato sia un progetto valido, prezioso perché coinvolge i ragazzi che saranno i futuri cittadini. Si tratta di un momento formativo importante, sicuramente diverso rispetto a una lezione frontale, che punta a renderli più consapevoli, più capaci di interpretare la realtà e di orientarsi nel mondo aiutandoli a riflettere sui grandi temi di attualità. Mi riferisco all’ambiente, alla salute ma anche alle questioni sociali".
Quale argomento suggerisce o si augura che venga trattato in modo particolare?
"Sicuramente la sostenibilità ambientale. Credo che le nuove generazioni abbiano sviluppato una sensibilità speciale su questo fronte, ma parlarne fa bene. Non è mai troppo. Soprattutto per e tra i più giovani: del resto la faccenda li interessa molto da vicino perché si tratta del mondo che gli lasceremo".
Ritiene che il Campionato di giornalismo possa essere un’esperienza utile per loro?
"Sono convinto che i nostri ragazzi abbiano sempre più bisogno di vivere momenti di riflessione, di essere coinvolti, perché le occasioni di confronto reale sono sempre più rare. Penso, quindi, che questa iniziativa rappresenti uno strumento, un modo per uscire dal rapporto che intrattengono con i media tradizionali e con i social".
I ragazzi di oggi, bombardati da una quantità infinita di stimoli in una società tanto complessa e in così rapida evoluzione, sono esposti a qualche rischio? E, se sì, a quale?
"A tanti. Penso al problema delle fake news, ma in generale ai pericoli che l’universo dei social trascina con sé. Il rischio è che i ragazzi non siano più capaci di distinguere il vero dal falso, di ragionare in modo critico. Ma il problema non riguarda soltanto i giovanissimi. Rispetto a qualche anno fa emerge una sempre più scarsa attitudine alla concentrazione e alla riflessione. È una tendenza che cogliamo anche nella nostra attività, talvolta durante i corsi di formazione che organizziamo".
In questo frangente, il giornalismo e l’informazione possono aiutare, possono cioè esercitare una funzione sociale o educativa?
"Ne sono, ne siamo convinti. Le persone usano i social ormai in maniera spasmodica e sui social si dà tutto per vero, tutto per buono. I contenuti sono brevi, sintetici, immediati; la notizia è messa lì secondo la logica del “cotto e mangiato“. L’utente medio si sta abituando a recepirla così com’è senza porsi domande, senza preoccuparsi neppure che la notizia sia verificata".
Quanto alla carta stampata, che ruolo riveste oggi secondo lei?
"Incarna l’autorevolezza ed è emblema dell’approfondimento. Il giornale non va a caccia di clic... Sulle pagine compaiono soltanto notizie verificate e da fonti attendibili. La carta, in particolare, induce a leggere con attenzione, a fermarsi a riflettere andando oltre la superficie".
Elisa Capobianco