AGNESE PINI
Editoriale

Il dovere di non essere neutrali

La pace è sempre di parte

Agnese Pini, direttrice de La Nazione

Firenze, 13 marzo 2022 - La pace ha bisogno di parole così come di azioni, la pace ha sempre bisogno di scelte. La pace che si arrende non è pace, è per l’appunto una resa che porta ad altra guerra: le sanguinose guerre civili che inevitabilmente infestano i popoli assoggettati e dilaniati e divisi.

La pace che si veste solo di frasi di circostanza non è pace, è un comodo lavaggio di coscienze. La pace non può essere fanatica, ma neppure asettica. La pace non può non sporcarsi le mani, non può vivere altrove, non può nutrirsi solo di slogan e bandiere, non può cedere al ricatto né alla violenza.

Per questo, oggi più che mai, non possiamo essere neutrali, non possiamo essere equidistanti. Abbiamo il dovere di schierarci, di prendere posizione, di dire da quale parte vogliamo stare.

È questo il senso della manifestazione che ieri da Firenze ha unito centomila cittadini in tutta Europa. Non la neutralità, ma la solidarietà. Non l’equidistanza, ma la compattezza nel ribadire con decisione: stiamo dalla parte dell’Ucraina, da diciassette giorni massacrata dalla Russia. Ora, dobbiamo chiarirci un altro punto: che cosa significa stare dalla parte dell’Ucraina? Per il premier Zelensky è molto chiaro, ed è tornato a ricordarlo ieri, all’emozionante ed emozionata piazza Santa Croce: sostenere con ogni mezzo il suo Paese.

Attraverso le sanzioni economiche contro la Russia, e attraverso un supporto in armamenti e logistica, compresa la no Fly Zone. L’Europa, la stessa Europa da Zelensky evocata nei suoi drammatici appelli, si trova però in un posizione di estrema debolezza: è nemica di Putin - lui stesso l’ha definita come tale - ma è al tempo stesso dipendente da Putin.

E dunque ricattabile. La nostra debolezza si ripercuote su entrambi i fronti del conflitto: tanto sulla possibilità di reazione - le sanzioni che maggiormente farebbero male a Putin, ovvero quelle energetiche, non possiamo permettercele - tanto sulle possibilità di fare da mediatori strategici a un eventuale tavolo di trattative, e questo proprio perché siamo di fatto “nemici”.

Ma ha ragione Zelensky quando ricorda che l’invasione dell’Ucraina è una guerra contro l’Europa: libera, democratica. Per questo l’Europa ha una sola chance: realizzare la difesa comune, la politica estera comune, la politica energetica comune. L’alternativa sono l’irrilevanza e la fragilità che oggi ci espongono a una sostanziale inconsistenza internazionale. L’ora della storia sta davvero suonando, ancora una volta, per l’Occidente: e all’Unione ricorda che non può procrastinare la sua trasformazione, oltre nazionalismi e divisioni. È il momento delle scelte, perché la pace ha bisogno di azione.