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ARezzo, 22 luglio 2025 – Vivaio forestale di Cerreta, l'Arca dei frutti da salvare, continua il suo progetto di recupero.
Sottoscritta nuovamente la convenzione con Terre Regionali Toscane per il progetto di recupero delle cultivar antiche.
Dopo aver salvato 24 antiche varietà locali di alberi da frutto, grazie anche al lavoro del Vivaio di Cerreta, l'Unione dei Comuni Montani del Casentino, si avvia a sottoscrivere nuovamente la convenzione con Terre Regionali Toscane e quindi attraverso la Regione Toscana si garantirà il proseguo del progetto finanziato dal PSR in collaborazione con la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.
Il ruolo svolto dal Vivaio forestale di Cerreta, un vero e proprio angolo di paradiso a cui si arriva dalla strada forestale che si stacca solitaria da quella per raggiungere il Monastero di Camaldoli, è fondamentale soprattutto in ordine allo studio delle strategie di resilienza che i cambiamenti climatici esercitano sulle piante fruttifere e non solo. La maggior parte di queste varietà locali sono già iscritte al Registro Nazionale per la commercializzazione del materiale di moltiplicazione delle specie frutticole. Inoltre, dal 13 febbraio 2025 sono iscritte anche nel Repertorio regionale delle varietà locali a rischio di estinzione della Toscana (LR 64/2004), strumento che permette anche il sostegno ai Coltivatori Custodi, oltre ad essere inserite nella Banca del germoplasma tenuta dall'Unione dei Comuni del Casentino presso il medesimo vivaio.
In questo luogo piccolo e laborioso, dove sono impiegati cinque maestranze forestali, si riproducono annualmente circa 5 mila piante e se ne diffondono ben 2 mila a livello regionale e nazionale. Per quanto riguarda, invece, le piante forestali, per ogni Annata Silvana, sono circa 20/25.000 le piante che vengono distribuite.
Il vivaio forestale di Cerreta si trova nella Foresta di Camaldoli, a 855 metri slm e si estende su una superficie recintata di circa tre ettari. Il suo impianto risale, secondo il Registro Storico della foresta demaniale inalienabile di Camaldoli, all'anno 1881. Questo fu il primo vero vivaio permanente, impiantato nel 1872 e oggi è tra i quattro ancora attivi a livello regionale. Dopo i monaci e il Demanio, oggi il vivaio di Cerreta è gestito dall'Unione dei Comuni Montani del Casentino e persegue i medesimi obiettivi di un tempo: salvare piante forestali e piante da frutto autoctone. Tra le principali attività del vivaio c'è infatti la produzione di piantine destinate agli interventi di rimboschimento e imboschimento, per la messa in sicurezza e il miglioramento dell'assetto ambientale (specie selvatiche), nonché destinate alla gestione del verde pubblico o per uso privato (specie ornamentali e da frutto). Il vivaio è come un'arca delle specie fruttifere locali a rischio estinzione. La via percorsa e l'unica possibile per mantenere in vita questo ricco germoplasma è attraverso l'innesto, una pratica agronomica nota da oltre 2.000 anni.
Eleonora Ducci, Assessora dell'Unione con Delega alla forestazione spiega: "Cerreta è un luogo dove ci si prende cura del futuro, dove silenziosamente ma instancabilmente, tecnici e operai forestali, collaborano continuare per un'opera antichissima iniziata dai monaci camaldolesi. Portare avanti questa preziosa attività colturale e culturale, oggi è quanto mai necessaria. Nel vivaio lavorano cinque persone altamente specializzate nella tecnica dell'innesto. Il processo è delicato: le marze sono prelevate dalle piante madri a febbraio-marzo e conservare in cella refrigerante con umidità e temperatura controllate. A primavera si eseguono gli innesti un progetto scientifico importante, ma anche al centro di un processo culturale altrettanto di valore per gli impatti che queste attività culturali di recupero avranno sul futuro di tutti noi”.